Vomero quartiere aperto, ma non troppo
Il quartiere continua il suo viaggio senza meta e, per certi versi, senza controllo. Continua a vivere le sue contraddizioni provando, spesso senza riuscirci, a preservare le sue ricchezze e, nel contempo, ad offrirle a chi ne vuole godere. Da un lato c’è un atteggiamento di chiusura di chi vive con disagio l’arrivo di tante persone, lungo le strade vomeresi, soprattutto nei fine settimana, che creano confusione e spesso producono una forte sensazione di insicurezza e pericolo. Dall’altro c’è chi vorrebbe aprire ancora di più il quartiere per creare una crescita collettiva, ma con i dovuti accorgimenti. Questo equilibrio si regge su un filo sottile che, di fronte ad episodi di violenza frequenti e inaccettabili, purtroppo, sta diventando al limite del gestibile. Ma la soluzione è veramente chiudersi? Il problema esiste ed è grave. È qui che devono intervenire le istituzioni, creando condizioni di vivibilità migliori per tutti, abitanti e visitatori, e, laddove necessario, incrementando i controlli, i presidi sul territorio, la videosorveglianza. La crescita del quartiere, anche a livello culturale, passa dall’impegno di tutti. Così vedere un’area per lo sgambamento degli animali a piazza Quattro Giornate o la pista dello Stadio Collana, insieme al campo di gioco, che sta riprendendo forma, fornisce un po’ di ottimismo. Dà quello slancio per continuare a denunciare, ma sempre in maniera costruttiva, ed a consigliare, quando non esistono migliori alternative, di usare anche il pugno duro. Perché è inaccettabile avere paura di scendere di casa e allo stesso tempo è inaccettabile, in un’epoca di abbattimento di confini, pensare di chiudersi. Il progresso avanza, che lo si voglia o meno. Il nostro contributo deve riguardare la gestione di questo progresso, ad esempio iniziando con il permettere agli anziani e a chi abbia problemi a muoversi, il maggior agio possibile, magari facendo funzionare le scale mobili…
Giuseppe Porcelli
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