Violenza ai medici: l’ospedale Santobono risponde con la videosorveglianza
Si attende il riconoscimento di pubblico ufficiale al personale sanitario
Entrando nel pronto soccorso dell’ospedale Santobono di Napoli, unico pronto soccorso pediatrico di città e provincia, si respira un’area di tensione un po’ paradossale. Infatti ansia e preoccupazione pervadono gli animi del personale. A regolare l’ingresso dei piccoli pazienti, in base alla turnazione per codici, un servizio gestito da una vigilanza privata e a breve partirà anche un sistema di videosorveglianza collegato con le forze dell’ordine. Questo accade perché negli ultimi anni gli episodi di violenza fisica e verbale a danno del personale sanitario si sono moltiplicati. “In realtà gli episodi di violenza verbale non vengono quasi più resi noti perché davvero all’ordine del giorno” ha dichiarato con rammarico il dottor Vincenzo Tipo, responsabile del Pronto Soccorso dell’ospedale Santobono. In effetti i dati nazionali parlano di una violenza ogni tre giorni a danno del personale medico e paramedico e gli stessi dati affermano che il 70% dei medici dichiara di aver subito minacce.
Con questi elementi amarezza e scoramento rischiano di lasciare il posto alla paura. Solo a Napoli nel primo mese del nuovo anno si registrano già 14 episodi di minaccia o violenza e due di questi si sono registrati proprio nell’ospedale pediatrico del Vomero: uno al pronto soccorso per sospetto favoritismo nei confronti del figlio del calciatore del Napoli, Fernando Llorente, subito però sedato e uno in reparto a danno di una pediatra che è stata insultata e minacciata di morte dai familiari di un piccolo paziente. “I bambini sono quelli che subiscono lo shock maggiore e cercano di calmare i propri parenti o scoppiano a piangere” ha affermato il direttore Tipo che ha poi aggiunto: “Assistiamo ad un imbarbarimento generale della società in cui è palese la mancanza di valori, del resto, solo questo, può, forse, spiegare quanto avviene innanzi ai nostri piccoli pazienti. Le aggressioni che subiamo sono immotivate. Nella maggior parte dei casi non si vuole aspettare il proprio turno oppure si vuole imporre una determinata terapia”. La passione e dedizione dei medici sicuramente non bastano a risolvere le oggettive difficoltà che la sanità sta vivendo, ma non può considerarsi questa una giustificazione ai crescenti episodi di violenza che si registrano. Nel 2019 le aggressioni in Campania sono state circa 130 e gli ospedali più colpiti sono stati il Pellegrini e il Santobono insieme agli operatori del 118. La Regione Campania ha cercato di dare un significativo scossone a quanto si sta verificando prevedendo l’installazione di telecamere all’interno delle autoambulanze e dotando ogni operatore del mezzo di soccorso di una bodycam nella giacca. Al momento si parla di attrezzare le 19 ambulanze della ASL Napoli 1. I medici sono stanchi e rassegnati e si ritrovano a non denunciare neanche più, anche perché è capitato che in talune circostanze il danno fisico subito è stato considerato reato di lieve entità perché commesso in uno stato confusionario. Proprio a seguito di ciò ha ricordato il dottor Tipo si sta da tempo chiedendo una legge che riconosca al personale sanitario il ruolo di pubblico ufficiale. “In questo modo – ha spiegato il professor Tipo – non sarà più necessaria la denuncia di parte, ma assisteremo ad un automatismo della denuncia e delle sanzioni. Oggi, ha poi aggiunto Tipo, la minaccia di ritorsione esercita una forte pressione psicologica verso chi ha subito una violenza che quindi decide di non procedere con la denuncia”. Oltre a queste misure giuridiche e ad una vigilanza potenziata forse potrebbe essere di sostegno una migliore gestione del territorio ed il giusto utilizzo del pronto soccorso. Troppo spesso, infatti, si assiste ad un uso improprio dello stesso anche solo per accelerare il ricevimento di una prestazione e questo crea lunghe attese che favoriscono il malessere verso il personale medico che non può nulla e deve rispettare i codici di gravità attribuiti.
Claudia Prezioso
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