Una nobile arte fatta da mani esperte: la medicina estetica
di Valeria Aiello
Ce ne parla Il medico chirurgo Antonio Braucci. Provate a digitare “medicina estetica” su un motore di ricerca e vi si aprirà un mondo. Un elenco sconfinato di centri specializzati divisi per regione, città, nomi illustri, che “consentono la correzione degli inestetismi in maniera non invasiva”, recita uno dei siti. Ma cos’è la medicina estetica? Quanto differisce dalla chirurgia estetica? Perché oggi avvertiamo il bisogno di ricorrere ad essa per stare bene con noi stessi? Certo la parola chiave è “bellezza”, o meglio il senso estetico che ci appartiene. Ma che cosa vuol dire avere senso estetico?Concordo con la definizione di Wikipedia secondo cui “avere senso estetico” o “buon gusto” vuol dire provare piacere per le cose belle in seguito ad un rapido paragone conscio o inconscio con un canone di riferimento interiore, che può essere innato oppure acquisito per istruzione o per consuetudine sociale. Ciò significa che possono esserci vari modi di intendere la bellezza a seconda della cultura, dei valori e della sensibilità personale. Ma più aumenta la nostra conoscenza di ciò che ci circonda e più abbiamo termini di riferimento a cui rapportarci per arricchire e raffinare il nostro senso estetico. Ed è proprio questo il problema: i termini di riferimento. Oggi viviamo in una società improntata al consumismo che tende, tramite i suoi leader, ad imporre dei canoni stereotipati di bellezza, più che ad insegnare dei metodi di valutazione soggettiva. Pensiamo solo per un attimo a ciò che avviene nel mondo della moda, dove solo pochi stilisti stabiliscono ciò che sia da considerare “bello” per i prossimi mesi. Oppure pensiamo ai canoni di bellezza diffusi in modo ossessionante dagli spot televisivi, dalle pubblicità sui giornali e sui manifesti stradali. Bombardati da immagini, icone e stili perfetti, oggi si rincorre un senso di bellezza che di fondo non ci appartiene, ma tendiamo a farlo nostro, pur di vedere riflessa allo specchio una immagine rivisitata e corretta che soddisfi un falso bisogno. Così comincia la ricerca affannata e certosina di un medico chirurgo di fiducia che soddisfi le richieste, non sempre accettabili, del paziente di turno. A seconda del trattamento si ricorre alla chirurgia o alla medicina estetica. Ma per chi non lo sapesse, c’è una differenza tra queste e l’uso che se ne fa. A tal proposito abbiamo chiesto al dottore in medicina e chirurgia, Antonio Braucci, che si occupa di medicina estetica in uno dei centri al Vomero, di spiegarci il motivo che spinge oggi un folto pubblico di uomini e donne a bussare alla loro porta e in che modo viene applicata la medicina estetica, senza che provochi inguaribili conseguenze.
Che cos’è la medicina estetica?
“La medicina estetica è l’insieme di trattamenti terapeutici preventivi finalizzati al miglioramento del proprio aspetto fisico. Si basa su interventi mini-invasivi volti a rallentare l’inesorabile avanzare dell’età. Ha come scopo il benessere psicofisico del paziente che si sottopone a tali trattamenti e per tale motivo prevede un approccio olistico della persona che parte da consigli sulle abitudini di vita e su quelle alimentari e si completa in ultima istanza con l’intervento medico”.
Qual è il pubblico più coinvolto?
“L’utenza spazia dai 30 fino ai 70 anni, però ci sono persone più giovani, soprattutto ragazze, che fanno uso della medicina estetica non tanto per una terapia riempitiva (filler), ma per una prevenzione. Si sottopongono a trattamenti di Biorivitalizzazione, Bioristrutturazione del viso che possono essere iniettivi o fatti attraverso l’applicazione di creme topiche. Trattamenti di peeling, per risolvere cicatrici acnoiche, per risolvere macchie melaniche, dovute al photoaging”.
Da dove nasce l’esigenza di ricorrere ad un suo intervento?
“L’esigenza estetica nasce quasi sempre da una esigenza psicologica. L’estetica è la mano effettrice della psichiatria. Per tale ragione il primo step da fare con il paziente è una visita, un colloquio conoscitivo, in cui insieme individuiamo e prendiamo coscienza dei difetti del viso per poi decidere in che modo intervenire e se è il caso di intervenire. La conoscenza del paziente è fondamentale”.
Qual è il trattamento più frequente?
“Le richieste sono differenti ma il trattamento più diffuso è di sicuro il filler con correzione della ruga Nasogeniena. Oppure correzione del terzo superiore del viso con tossina botulinica, ovvero correzione delle rughe dinamiche”.
Quali sono i rischi?
“Il rischio più frequente è che il paziente non si piace. In generale non ci sono particolari rischi, si tratta di ematomi. Al massimo possono sorgere complicanze risolvibili, quindi temporanee, da trattare con piccoli interventi”.
Consigli utili da dare…
“Il primo consiglio che cerco di dare sempre ai pazienti è di prendere coscienza del difetto reale che hanno, perché molte volte c’è un disturbo da dismorfismo corporeo per cui il paziente ritrova difetti che non ha. Un altro consiglio che tendo a dare, anche ai miei colleghi, è di selezionare bene il paziente da trattare. Spesso arrivano persone con pretese eccessive che non potranno mai essere esaudite dal trattamento. La medicina estetica non è una misura medica e chirurgica o terapeutica per fermare il tempo, ma è per rallentare gli effetti dell’invecchiamento che sono fisiologici. Quindi bisogna accettare l’invecchiamento, e nel contempo, sottoporsi a trattamenti periodici da abbinare ad una dieta accurata, nel rispetto del proprio corpo. Inoltre concludo dicendo che la medicina estetica è un atto medico e come tale va affidato a mani esperte”.
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