TULLIA MATANIA
ALLA RICERCA DI UN’IMMAGINE
Discendente dei Matania, storica famiglia di artisti, era inevitabile che la vita di Tullia incrociasse quella dell’arte. La sua famiglia, di origine napoletana, ha lavorato, tra il 1800 e il 1900, a Milano, Genova, Parigi e Londra. La stessa Tullia ha esposto in Italia e all’estero. Alcune delle sue opere si trovano al Maschio Angioino e alla Biblioteca Nazionale di Napoli. Nata nella prestigiosa Villa Lucia al Vomero, Tullia Matania ha iniziato la sua carriera da autodidatta lavorando con suo padre e poi a Londra con suo zio Fortunino, pittore e illustratore di successo. Così è venuta lentamente a contatto con un mondo nuovo e allo stesso tempo familiare. La sua collezione si compone di figure materne e temi sociali. Ha sperimentato la scultura, la pittura e i disegni a pastello, ma poi ha combinato le tecniche e ne ha inventate delle nuove. Tullia ha creato nuove forme d’arte intessendo oggetti con filo di rame, creando enormi pannelli di sagome composte da ritagli di giornale, incidendo figure sul marmo. Quello che colpisce di più delle sue opere è la ricerca di un’immagine o di una storia in ciò che la circonda e l’instancabile desiderio di condividerla. “Così come possiamo intravedere figure particolari nella forma delle nuvole lo possiamo fare anche attraverso le venature del marmo”. Afferma, come fosse scontato ricercare un’immagine in ogni forma solo apparentemente astratta. In alcune sue opere Tullia Matania ha riconosciuto in una foglia un’immagine, un volto: l’ha osservata seccarsi sulla sua scrivania, ne ha scovato un dettaglio che poteva suggerirle una sagoma. L’ha poi dipinta su enormi pannelli con colori nuovi ed evidenziandone i profili che aveva intravisto. Basandosi sullo stesso principio, con la sua ultima mostra “MARMI” del 2012, ha esposto centinaia di opere su marmo: una tecnica unica al mondo inventata dalla stessa artista. “Ogni pietra è una favola, un’avventura”. Dalle venature del marmo ha reso visibile delle figure, togliendo giusto quel po’ che basta per delinearne i contorni e far notare ad altri ciò che ha intravisto per prima. Il desiderio di trasmettere questa sua arte l’ha spinta a volerla insegnare e molti ragazzi l’hanno seguita con grande interesse. “Il mio studio è un’isola che non si isola, ma si espande, influenza ciò che gli è intorno”.
Laura d’Avossa
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