Talento, serietà e un gran cuore: i segreti di un campione. PATRIZIO OLIVA UNA GUIDA PER LE NUOVE GENERAZIONI
Il sudore e i lividi non bastano per essere annoverati nell’Olimpo dei più grandi. Affinché il proprio nome venga scritto in una pagina di storia sportiva, bisogna essere capaci di trasmettere emozioni.
Patrizio Oliva, soprannominato “Sparviero”, è uno di quelli che ci è riuscito. Campione capace non solo di appassionare i propri sostenitori, ma anche di diventare un faro per i più giovani.
Pugile, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Mosca del 1980, è stato uno degli atleti più importanti del panorama sportivo napoletano e, dopo aver raggiunto la cima, ancora oggi è pronto a mettersi in gioco. Questa volta prendendo parte ad un nuovo progetto presso lo stadio Collana.
Una carriera esemplare costellata di successi. Da dove nasce lo stimolo per questa nuova avventura da responsabile tecnico presso lo storico impianto del Vomero?
Sono anni che io e Diego Occhiuzzi, che al Collana invece si occuperà di scherma, facciamo parte della società “Milleculure” e abbiamo già la nostra palestra a Soccavo. In quel quartiere stiamo portando avanti una sorta di missione per avvicinare bambini e ragazzi al mondo dello sport, agevolando soprattutto quelli che provengono da famiglie più bisognose e che non possono permetterselo. Quando la società Giano ci ha proposto di collaborare con il Collana abbiamo subito accettato, perché abbiamo intenzione di espandere la nostra idea di sport, fatta di passione e dedizione, in tutti i quartieri di Napoli.
Si tratta della prima sezione dedicata al pugilato presso lo stadio Collana, un esordio importante. Vedrà la luce a breve?
Le tempistiche sono quelle che già ci erano state preannunciate negli scorsi mesi. Dovremo aspettare fino a settembre dell’anno prossimo, quando i lavori saranno ultimati e potremo cominciare le attività. Mi auguro non ci siano rallentamenti a causa del Covid, ma nel caso aspetteremo.
Qual è la sua concezione di sport e quanto crede sia importante per i giovani far parte di questo mondo?
Il pugilato per me è sudore, fatica, ma è anche tanta, tanta passione. Per questo è in grado di cambiarti la vita. Spesso i giovani rischiano di perdersi tra interessi effimeri, perciò alternative come lo sport sono fondamentali. I ragazzi, secondo la mia idea, possono migliorare soltanto grazie alla cultura e all’attività sportiva, su cui bisogna investire sempre di più, con grandi strutture e iniziative convincenti.
Crede che gettare le basi per i ragazzi alle prime armi possa riservare soddisfazioni così come allenare campioni già affermati?
Io ho allenato a tutti i livelli. Ho seguito ai mondiali grandi professionisti come Giacobbe Fragomeni e Silvio Branco e, inoltre, sono stato commissario tecnico della nazionale. Ma ora mi sto dedicando molto ai ragazzi e l’idea di crescerli secondo le mie direttive tecniche è molto gratificante. Devo ringraziare per questo soprattutto i miei collaboratori: Bruno Valente, Fabrizio Di Meo e Vito Angiuli.
Negli anni ha dimostrato di avere molti interessi: ha partecipato a programmi tv, recitato e fatto il telecronista. Questi impegni non hanno intaccato il suo legame con il pugilato?
Il pugilato è sempre stato, e sempre sarà, un punto fermo della mia vita. In più è ciò che so fare meglio. Tuttavia credo di avere anche altri talenti. Ad esempio, ora mi sono avvicinato al teatro e porterò in scena uno spettacolo basato sul libro “Sparviero” che parla della mia vita. Mentre l’anno prossimo, con Gianfranco Gallo, reciterò ne “Il calapranzi” di Harold Pinter.
di Gabriele Russo
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