Sulle tracce di Artemisia Gentileschi
Chiesa Santa Maria della Salute
È molto diffuso il pregiudizio secondo il quale il Vomero sia un quartiere moderno e senza storia. Invece, la presenza di tante chiese sul territorio, molte di epoca remota, come la Piccola Pompei edificata nel V secolo, nel luogo del primo miracolo di San Gennaro, sono la testimonianza del passato storico del quartiere. Molte di queste sono uno scrigno di tesori ed arte per la ricchezza di opere che custodiscono. Opere risalenti al XV e al XVI secolo. Molte delle chiese nascono per volontà popolare, con proprie elemosine, come la parrocchia di Santa Maria della Salute, sita in via Salvo d’Acquisto all’Arenella. Fu fatta edificare nel 1586 con un annesso convento, per la salute dell’anima, in quel luogo dove il buon Dio già provvedeva alla salute del corpo. Ancora oggi si è solito denominare la zona “strada della salute”, un modo nostalgico per ricordare ciò che un tempo era questo territorio. Un luogo ricco di giardini ed orti, di alberi e fiori, di essenze profumate e di autentici paradisi verdeggianti. Dopo l’Unità d’Italia il convento fu soppresso e ridotto a privata abitazione, con molte unità abitative con il nome di Villa Raya. La chiesa, con cancello ottocentesco e portale di ingresso cinquecentesco, con cappelle laterali e balaustre barocche, ricca di marmi pregiati e di un’acquasantiera risalente al XVIII secolo, è un vero e proprio viaggio nella storia dell’arte napoletana. Una chiesa dove si respira ancora il culto dei morti per la presenza di varie sepolture sparse. I frati, nel 1853, avevano concesso anche all’artista Giacinto Gigante, che poco distante aveva la sua dimora, perenne sepoltura per sé e per i suoi. La chiesa, più volte restaurata nel corso dei secoli, ha perso, tuttavia, la sua antica bellezza. Lo stesso altare del XVIII secolo, nel 1980 è stato distrutto e al suo posto è stato collocato un altare moderno in linea con i dettami del Concilio Vaticano II. Dell’altare settecentesco è possibile ammirare solo l’antico tabernacolo barocco della scuola del Malvito, dai marmi policromi, con una porticina d’argento fra due puttini alati dallo sguardo enigmatico. Dal gusto prettamente settecentesco è anche l’antico pavimento, in cotto napoletano, miracolosamente smontato e ricomposto su due pareti della sacrestia, per la memoria delle realizzazioni settecentesche. Al di sopra del tabernacolo il dipinto della Madonna della Salute di Girolamo Imparato, uno dei principali pittori napoletani attivi in Italia meridionale tra gli anni settanta del ‘500 e il primo decennio del ‘600. Autore di molte pale d’altare conservate in contesti prestigiosi della città e di alcune località meridionali. La Madonna con il bambino benedicente sovrasta un paesaggio bucolico che rimanda idealmente all’amenità dei luoghi e alla salubrità dell’aria. Su ciascuna parete laterale del presbiterio due quadri attribuiti ad Onofrio Palumbo, “l’Annunciazione” e “L’Adorazione dei pastori”. Onofrio Palumbo, artista particolarmente attivo a Napoli nel corso del Seicento, formatosi alla scuola di Giovan Battista Caracciolo, fu allievo di Artemisia Gentileschi, durante il suo soggiorno a Napoli avvenuto nel 1630 e della quale fu il suo principale collaboratore. Artemisia Gentileschi, la grande artista di ispirazione caravaggesca, una femminista ante-litteram, che sulle sue tele vendicò il suo stupro.
Ersilia Di Palo
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