SCUGNIZZI
Raffaele Viviani ne ha tracciato mirabilmente la commovente, misera condizione di una schiera di diseredati : gli scugnizzi. (ragazzi di strada)- (Zazzera). Rappresentazione della infelice situazione di una infanzia in balia di turpitudini in squallide prove di sopravvivenza. Il termine “Scugnizzo” deriva da “scugnà”, battere – sbatacchiare il grano sull’aia, alberi del noce e del castagno o dal gioco dello “strummolo”, nel colpire con la propria trottola lignea, con vigore, quella del compagno, per spaccarla, nel gioco di strada. Questa ennesima figura dell’aggregato popolare partenopeo, è stata emblematicamente descritta da scrittori ed artisti come Ferdinando Russo che nel 1897 celebrò con corposi ed incisivi versi ne “’E scugnizzi”, mentre Raffaele Viviani ne “La rumba degli scugnizzi” del 1931 li ha colti nella tragicomica farsa danzante, nel film “La tavola dei poveri” e de “L’ultimo scugnizzo” quando in tutt’altro ruolo è stato protagonista– eroe nel corso di eventi storici come durante le 4 giornate di Napoli. Vincenzo Gemito ne ha immortalato la figura, e nel film “Sciuscià” e Vittorio De Sica li ha celebrati nella loro misera dimensione, proiettata ai giorni nostri con tutt’altro ruolo, picciotti in carriera dalla tragica manovalanza, procacciatrice di mortali commerci.
Mimmo Piscopo
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