Rosario Rivellino uomo di calcio
Intervista all’ex calciatore del Napoli
Tante storie da raccontare e un fisico ancora asciutto. Rosario Rivellino, ex calciatore del Napoli nei primi anni sessanta, fu tra i protagonisti della storica vittoria della Coppa Italia nella stagione 61-62. La disponibilità è quella di un uomo d’altri tempi, i ricordi sono sviscerati in maniera cosi dettagliata che quasi sembra di viverli attraverso i suoi occhi.
Lei ha vinto la Coppa Italia nel ‘62 col Napoli che all’epoca giocava in serie B. Questa impresa è oggi riproponibile?
No, non credo che si possa riuscire in un’impresa simile perché oggi c’è troppa differenza tra la serie A e la serie B. Negli anni ‘60 una buona squadra di B poteva benissimo figurare nella massima categoria magari salvandosi. Per quanto riguarda quella vittoria è chiaro che ci fu anche un po’di fortuna. All’inizio non andammo benissimo, le fasi eliminatorie le affrontammo anche con molti giovani della primavera, magari gli avversari ci prendevano un po’ sotto gamba. Poi come si dice, l’appetito vien mangiando.
Protagonista di quella impresa in panchina fu Bruno Pesaola, un vomerese naturalizzato. Che uomo era?
Per me il Petisso è stato come un padre. Era un uomo determinato, ma molto calmo, non creava mai tensioni. Non c’è mai stata una partita in cui non eravamo tranquilli, trasmetteva serenità. Il giorno della finale di coppa, ad esempio, arrivammo a Roma senza fare ritiro e vincemmo senza troppi carichi di tensione. Poi era un uomo che amava il nostro quartiere, legato a Napoli e alla gente di questa meravigliosa città.
A proposito del Vomero, come giudica la situazione attuale dello stadio Collana?
Oggi è una struttura più fatiscente rispetto a quella dei miei tempi. Mi ricordo che, quando giocavo al CRAL Cirio, la seconda squadra della nostra città all’epoca, che diventò poi Internapoli, lo stadio era il Signorini, ma poiché a volte c’era molta affluenza di pubblico, ci spostavamo al Collana. Che bei tempi, facevamo anche 12mila spettatori.
Come è cambiato il calcio in tutti questi anni, quanto è più difficile oggi per un giovane calciatore arrivare in serie A?
Bisogna fare i conti con la velocità del gioco di oggi che è di gran lunga maggiore rispetto a quella dei miei tempi dove bastava una buona tecnica per primeggiare. È cambiata del tutto la preparazione atletica. Oggi magari anche per questo motivo ci sono più errori. Non si può fare alcun tipo di paragone.
Un giudizio sul Napoli attuale.
Preferivo quello di Sarri, anche se ho molto rispetto di Ancelotti che è un grandissimo allenatore. Però con la tipologia di calciatori che abbiamo è meglio un tecnico che allena gli automatismi che un gestore di uomini.
Riccardo Rubino
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