Rosaria De Cicco: Per me Napoli è un amore irrinunciabile
TV e teatro sono facce di una stessa piramide
L’ultima replica de “L’Oro di Napoli” si è appena conclusa e gli attori che hanno dato voce finora a una Napoli del passato, tornano a viverla ciascuno nella propria quotidianità. L’interprete Rosaria De Cicco si sveste dei panni di Donna Rosaria, ma ne conserva il nome che torna ad essere quello di un’attrice affermata.
Rosaria De Cicco scopre il suo talento con il teatro per poi apparire sul piccolo e grande schermo, interpretando, tra i suoi ruoli più noti, Aida in “Un posto al sole” e collaborando, tra le tante, anche nelle fiction “I Liceali” e “Don Matteo”.
Nativa di Chiaia e residente per gran parte dell’adolescenza al Vomero, approccia alle recitazioni dalle elementari, sotto la guida della sua maestra di allora Marisa Urbani.
“Quando viene ai miei spettacoli dico sempre: se volete prendervela con qualcuno prendetevela con lei, perché lei mi ha dato questa impronta” -afferma l’attrice ricordando le prime recite scolastiche. Così, a poco a poco, ha coltivato questa passione che è divenuta inaspettatamente il proprio lavoro. Tant’è che al chiederle, quando hai capito che avresti fatto l’attrice? Lei confessa:
“Non l’ho deciso io, ha deciso la vita per me. All’epoca non c’erano tante scuole, si imparava con le compagnie amatoriali, mi sono trovata in compagnie di professionisti senza quasi che lo volessi. È stata come una strada già tracciata, forse avrei preferito deciderlo io. Prima si riusciva a lavorare in questo campo più facilmente e questo mi ha agevolato.
Non ero tanto determinata, quindi, forse, se avessi avuto le difficoltà che può avere un giovane adesso a intraprendere questa carriera probabilmente avrei mollato.”
Qual è la prima grande soddisfazione che ti ha portato la tua professione?
“Ricordo che Padre Giampieri, il mio padre spirituale nelle comunità di vita cristiana, era perplesso riguardo la strada che avevo intrapreso. Una volta partecipai ad una festa che si svolgeva nella sala del cineforum dei gesuiti. Recitai un monologo tratto da Processo a Gesù e andai da lui per avere quasi un’approvazione. Mi guardò e disse ‘il talento c’è’. Ne ho avute tante di soddisfazioni dopo, ma questa non la dimentico.”
Il tuo personale confronto tra palcoscenico e tv?
“Ho cominciato con il teatro mentre la televisione mi ha dato tanto anche in termini di popolarità. La televisione rimane di più nell’immaginario, ti fa arrivare a più persone, anche se non hai il rapporto diretto con il pubblico. Sono facce di una stessa piramide che rende affascinante questo lavoro.
Se le sai fare entrambe sei un attore completo: io ho avuto la fortuna di avere tante occasioni nella mia vita e credo di esserci riuscita.”
La vena ironica spesso e volentieri contraddistingue i tuoi personaggi. Che rapporto hai con la comicità?
“Io mi prendo molto in giro, amo ridere di me stessa. La comicità mi ha aiutato e, per così dire, mi ha salvato in tante occasioni. Ho conosciuto persone di grande ironia. Renzo Arbore, ad esempio, è stato uno dei miei maestri. Quando abbiamo collaborato nella trasmissione “Meno siamo meglio stiamo” a me, che ero una maniaca della prova, diceva sempre: ‘non proviamo, perché sennò poi non ci divertiamo’.”
Il lavoro ti ha portato a viaggiare tanto, ma qual è il rapporto con la tua città natale?
“Per la maggior parte della mia vita ho vissuto al Vomero-Arenella. Andavo a scuola al liceo Vittorio Emanuele, facevo corse rocambolesche fino a piazza Dante. Per me Napoli è un amore irrinunciabile. Quando ho cominciato a lavorare ho vissuto molto in altre città, poi l’ho ritrovata e l’ho ritrovata migliorata. È molto più cosciente di sè stessa, non cerca più scuse, non si vergogna, ma è orgogliosa, nonostante tutti i suoi problemi. Ha tanta consapevolezza in più. Sono molto orgogliosa della mia città, senza difenderla a tutti i costi: per essere orgogliosi di qualcosa che ci appartiene bisogna anche essere obiettivi, quindi sono assolutamente critica quando c’è da criticare, ma quando c’è da dirne bene, viva Dio!”.
Laura d’Avossa
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