Ricordo di Giampaolo Pansa
“Scrivo da un paese che non esiste più”, così scriveva Giampaolo Pansa in uno dei più celebri “attacchi” della storia del giornalismo italiano. Un esempio di scuola che narrava della terribile sciagura del Vajont pubblicato su La Stampa. Un simbolo e un riferimento per tanti giornalisti rimasti orfani di un eccellente maestro. Giampaolo Pansa, Piemontese di Casale Monferrato, si è spento, infatti a Roma il 12 gennaio 2020, lasciando un vuoto in chi vedeva nella sua scrittura la possibilità di trovare spunti di tecnica e di riflessione. Celebri i suoi articoli sulla strage di Piazza Fontana o sullo scandalo Lockheed. Aveva 84 anni trascorsi da inguaribile curioso, quella curiosità che spesso infastidiva, la curiosità di uno spirito libero che ha scritto per alcuni dei più prestigiosi quotidiani italiani, da La Repubblica al Messaggero o al Corriere della Sera, ma anche settimanali come L’Espresso o Panorama, senza però mai dirigerne uno, perché non gli piaceva “di obbedire e neppure di comandare” come scriveva lui stesso. Una penna provocatrice che gli ha causato non poche critiche negli anni di carriera. È stato infatti anche storico, romanziere e saggista e proprio per uno dei suoi lavori sulla ricostruzione della storia partigiana fu tacciato di revisionismo. Ma la scrittura e anche l’autoironia che lo hanno contraddistinto in tutto il suo lungo viaggio professionale resteranno per sempre un esempio per chi vorrà affacciarsi nell’affascinante mondo del giornalismo.
G.P
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