Quaranta volte Max Rosolino
Intervista al campione olimpico napoletano
“Vivo a Roma da qualche anno, ma Napoli continua a mancarmi”
Lo scorso 11 luglio ha compiuto quarant’anni il nuotatore napoletano che ha toccato vette pazzesche: due indimenticabili medaglie d’oro nei 200 misti alle Olimpiadi di Sydney 2000 e ai mondiali di Fukuoka 2001. Quattordici titoli europei dal 1995 al 2008 e oltre 60 medaglie in competizioni nazionali ed internazionali. È stato un simbolo luminoso dello sport italiano: mamma australiana e papà napoletano, ne è venuto fuori un ragazzo tenace e talentuoso e un uomo innamorato della propria famiglia che ha mantenuto vivo l’amore per lo sport.
Rosolino, come ci si sente a quarant’anni?
“È un bel bivio. Ci sono arrivato con il sorriso, poi è un buon modo per festeggiare insieme a chi ti vuole bene.
Come si dice a Napoli: ogni scusa è buona. Ho portato la famiglia in Sardegna per una vacanza”.
Il suo rapporto con Napoli.
“Vivo a Roma da qualche anno ma la mia città continua a mancarmi, è una cosa che mi piace sottolineare. Stare a Napoli è una boccata d’ossigeno, devo ammettere che ci torno spesso. Un giudizio? Mi sembra molto migliorata, soprattutto rispetto a come la ricordo trent’anni fa. Certo, i miei vivono all’Arenella che magari è una zona tenuta un po’ meglio rispetto ad altri quartieri ed anche rispetto a una Roma che mi sembra troppo trascurata”.
Oggi è ciclista e maratoneta: la passione per lo sport non è svanita…
“Salire in bicicletta e correre per tanti chilometri… non è da me: in passato quasi mi veniva da prendere in giro le persone che trascorrevano lunghe ore a fare questo tipo di sport così faticoso. E, invece, col passare degli anni mi ci sono appassionato e oggi dico: meno male che lo sport è ancora presente nella mia vita. Molti pensano che sia una follia tenersi in forma d’estate, con il caldo. Invece è una routine quotidiana che mi gratifica anche più del nuoto, una passione che è arrivata alla soglia dei quarant’anni e che non mi aspettavo. Cosa preferisco tra la corsa e la bicicletta? La prima. Mi piace perché permette ad ognuno di noi di trovare la propria dimensione e una compagnia con cui allenarsi. Ad esempio qui in Sardegna ho incrociato lungo la strada una persona che faceva allenamento ai miei stessi orari, s’è creato un rapporto di amicizia e ci siamo allenati sempre insieme. La compagnia si trova sempre, sia di corsa che in bici”.
La sua giornata tipo è quella che ci immaginiamo guardando il suo profilo Instagram, tutta figlie e sport?
“Sì, amo trascorrere il tempo libero con le mie due bambine. Viaggio ancora parecchio, soprattutto per i grandi eventi internazionali, ma quando sono a Roma voglio passare quanto più tempo possibile con la mia famiglia”.
Alla Canottieri Napoli, il circolo del Molosiglio dov’è cresciuto, è più tornato?
“Poche volte. Non ho neanche un armadietto, ma poco importa. Quel luogo resta importante per i ricordi ai quali sono legato. E ho ancora molti amici lì”.
La sezione nuoto della Canottieri brilla sempre per i risultati conseguiti…
“Acerenza è la nostra stellina, Manzi è andato piuttosto forte nel fondo, la Pirozzi sta tornando a grandi livelli. Il made in Canottieri resta un marchio forte, ma in generale direi che tutto il Sud sta dando tanto al nuoto, c’è ancora tanta passione e non è così scontato. In Italia la passione per il nuoto è contagiosa e avere un circolo come la Canottieri in città, che sappia incanalare questa passione, mi sembra una grossa fortuna. E poi a Napoli come in tutti gli altri luoghi, lo sport toglie davvero i ragazzi dalla strada, andando a compiere la sua missione”.
Universiadi 2019 in Campania: che idea s’è fatto?
“Tifo sempre per gli eventi sportivi, ma a casa mia per fare tre stanze ci ho messo sei mesi… Non vedo come si possa fare tutto in così poco tempo. I soldi ci sono, io voglio crederci ancora: lavorando in sinergia tutto è possibile”.
Oggi, a 40 anni, qual è il ricordo che le è rimasto dentro più degli altri?
“La soddisfazione più grande restano i giochi olimpici, ma dello sport ricordo tutto, dalla prima gara a Santa Maria Capua Vetere. Mi presentai a bordo piscina con un bruttissimo accappatoio che mi era stato regalato da mia madre”.
Cosa farà nei prossimi dieci anni?
“Magari scriverò una autobiografia e tiferò per le mie figlie a bordo vasca. Entrambe amano nuotare e fare sport. Oggi mi sembra che genitori e bambini vogliano tutto e subito, ma i traguardi si raggiungono con la routine quotidiana. Si forgia il carattere, si prepara la persona a quella che sarà che sarà la vita. Mai stare in scia…”.
Farebbe qualcosa per Napoli?
“Perché no, secondo me la città dovrebbe puntare su quei campioni che ne hanno portato alta la bandiera”.
Marco Caiazzo
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