Quanto vale la giustizia?
Riceviamo e pubblichiamo uno scritto dell’avvocato Biagio di Isernia in merito alla protesta degli avvocati in corso.
“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari,
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei,
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare”*
Questa poesia denuncia l’inerzia degli intellettuali tedeschi nei confronti delle epurazioni naziste, di volta in volta operate a danno di singoli gruppi sociali.
“Quando si sottovalutano segnali, anche apparentemente poco significativi, di compressione delle libertà fondamentali, si aprono pericolosi scenari di apatia politica e sociale. Negli ultimi anni, abbiamo passivamente assistito alla demolizione della Giustizia in Italia.Mediante disinformazione ed utilizzo strumentale di problemi reali, preconcetti e luoghi comuni, sono stati adottati provvedimenti atroci, spacciati per riforme. La criminalizzazione della figura dell’Avvocato, falsamente accusato di far parte di una casta di privilegiati, è il primo passo. Il vero obiettivo è lo smantellamento della Giustizia pubblica statale, in favore di un costoso surrogato, gestito da privati. Gli ispiratori, ancora una volta, sono i cosiddetti “poteri forti” economici, i quali hanno tutto l’interesse a perpetrare soprusi e prepotenze, rimanendo impuniti, oltre ad appropriarsi di quella Giustizia che, per loro, rappresenta solo l’ennesimo business. Il numero dei processi è funzione della quantità dei diritti violati. Diminuirlo, senza risolvere le questioni sottese, ma mortificando, invece, legittime istanze di Giustizia, è la negazione di uno dei fondamenti della civiltà. Se si è arrivati a tanto, nessuno si reputi immune dall’epurazione che i poteri forti stanno operando. Mentre in Francia eliminano le spese di Giustizia, in Italia le stesse aumentano in misura spropositata. Di pari passo, gli stringenti parametri reddituali per l’accesso al patrocinio a spese dello Stato e la decurtazione selvaggia dei compensi spettanti agli avvocati che operano in questo settore, di fatto priva di ogni tutela chi non ha mezzi. In una democrazia, che tale voglia essere, ed in un sistema che non voglia retrocedere a forme primitive, nessuno può essere lasciato indietro. L’eliminazione e l’accorpamento di centinaia di Uffici Giudiziari viola le convenzioni internazionali. La mortificazione della professionalità degli avvocati, anche mediante il riconoscimento e l’attribuzione di compensi miserrimi, minaccia la sopravvivenza stessa della classe forense. L’idea che la Giustizia possa funzionare da sola, senza l’ausilio dell’avvocato, è un mito falso e fuorviante. L’avvocatura non è un fastidio o un ostacolo per la giurisdizione, ma ne è il cardine principale, senza il quale nemmeno la magistratura avrebbe senso di esistere. Parimenti, è rimasta il solo ed unico presidio di garanzia della libertà e della democrazia per il popolo, che è sovrano e non suddito, come invece lo vorrebbero far diventare. La Giustizia non può diventare il mezzo attraverso il quale veicolare prepotenze e soprusi a discapito dei più deboli, ma è e deve rimanere l’esatto contrario. La partecipazione, l’appoggio e la correità alla realizzazione di questo disegno, che rappresenta a tutti gli effetti un crimine contro l’umanità, non può essere sottaciuta, né tollerata in alcun modo, ed andrà combattuta come si combatte per la libertà, perché senza una Giustizia pubblica, accessibile e giusta, non ci può essere libertà! Oggi sono venuti a prendere gli Avvocati. Magari ti sono antipatici, ma difendono anche i tuoi diritti. Tu che fai, protesti o aspetti che vengano a prendere anche te?”
*poesia di discussa attribuzione
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