Quando l’immagine passa attraverso il bisturi
Diventa sempre più difficile, al giorno d’oggi, accettarsi per quel che si è. Si cerca a tutti i costi la bellezza, la perfezione; l’insoddisfazione di base di numerose persone porta ad affollare, sempre più frequentemente, le sale d’aspetto dei chirurghi plastici, dimenticando che si va incontro a veri e propri interventi chirurgici. Se la maggior parte dei clienti sono donne (adolescenti che si fanno regalare un “ritocco” oppure over 50 che vogliono tornare adolescenti), oggi anche gli uomini diventano più ossessionati dall’aspetto. Nella nostra società la bellezza è associata al successo e quindi la percezione di una persona bella equivale ad una “vincente”. Ma non è affatto così. Non c’è nulla di male nel volersi relazionare agli altri mostrando il meglio della propria forma fisica, ma l’elemento estetico non deve essere “l’unico” attraverso cui ci si relaziona. Non esiste un unico elemento alla base dei motivi che spingono a sottoporsi a tali interventi chirurgici; vi sono meccanismi complessi, di cui si è consapevoli oppure del tutto inconsci, legati alla propria immagine corporea. Si cerca di cambiare l’aspetto esteriore per riuscire a rendere coerente la percezione di sé con l’idea di come si vorrebbe essere; ma il cambiamento esterno spesso porta una ricaduta, non sempre positiva, di tutti gli aspetti legati alle relazioni interpersonali e sociali. Accade sovente che durante l’adolescenza emergano queste richieste di cambiamento; ma è anche l’età del confronto, della formazione della propria personalità. Un adolescente potrebbe attribuire le sue difficoltà con i pari, tipiche di questa fase del ciclo di vita, al proprio aspetto, che non corrisponde ai canoni spesso proposti dai mezzi di comunicazione di massa. Ma non è la chirurgia che può risolvere i disagi interiori e psicologici. Non è raro che individui, ad esempio, che si sono sottoposti ad un intervento per “migliorare” una parte del proprio corpo, continuino a provare la stessa spiacevole sensazione di vergogna e inadeguatezza che li avevano portati (speranzosi) sotto ai ferri. Sarebbe sempre opportuno, per il richiedente ma anche per il medico che si accinge ad un intervento così impegnativo, valutare la possibilità di un approfondimento psicologico, per capire le reali motivazioni che spingono a una tale richiesta. Giusto per citare alcuni dati, è necessario sapere che nella maggior parte dei pazienti che si rivolgono alla chirurgia estetica è presente un Disturbo di Dismorfismo Corporeo, seguito spesso da Disturbo Depressivo Maggiore, Disturbo d’Ansia e Disturbo Ossessivo. Ecco che le persone che hanno aspettative realistiche rispetto alla chirurgia estetica sono coloro che otterranno un miglioramento della loro qualità di vita, mentre quelle che nascondono, dietro la richiesta di intervento, un disagio esistenziale o sociale potrebbero ottenere un peggioramento del loro già precario equilibrio psichico, poiché non potrà essere il bisturi a restituire serenità a chi l’ha persa o addirittura mai provata.
Psicologo e Psicoterapeuta Luca Pizzonia
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