Quando il Vomero attirava i Santi
A Napoli il cristianesimo sorse per iniziativa di uomini provenienti da Pozzuoli e si diceva che molti di questi erano stati convertiti da San Paolo stesso. Il santo sbarcò nell’antico porto di Pozzuoli nel 61 dc. e sicuramente si fermò in città prima di ripartire; qualora avesse intrapreso la volta per Napoli, certamente avrebbe imboccato l’ antica via Antiniana per raggiungere la già famosa Neapolis. L’etimologia stessa della parola Antiniana ci fa comprendere l’importanza di questo percorso- Ante Anianum- dove Agnano e i luoghi circostanti, e quindi anche Pozzuoli, erano zone molto fertili per via del terreno di origine vulcanica ed è logico che la strada doveva essere un crocevia continuo per i commercianti della città. Durante alcuni scavi eseguiti nel 1898 nella villa Bellettieri, a piazza degli Artisti, fu ritrovata “una tomba in muratura a tegoli piani… (e) in uno dei quali si leggeva a profondo graffito, il monogramma di Cristo.. del tipo chiamato Costantiniano consistente in un intreccio della X con la P…” . Si tratta di una tomba che risale proprio al periodo della venuta di San Paolo e dimostra la presenza dei primi seguaci sulla collina del Vomero-Arenella (Antignano) già prima che si trasportasse il corpo di San Gennaro. In un periodo che va dal 413 al 431,il vescovo di Napoli, San Giovanni I, decise di spostare i resti del santo da Marciano a Napoli e per far arrivare le spoglie in maniera alquanto repentina (per quanto possibile coi mezzi di allora!) al popolo, intraprese la celebre via Antiniana, una scelta strana in quanto era più scomoda per tutto il seguito che Sua Eminenza si portava dietro. Il 13 aprile sostò per riposarsi, si pensa, tra via Cilea e piazza Cosimo Fanzago. Fu allora che avvenne, secondo un’antica tradizione, per la prima volta, la liquefazione del sangue del Martire Gennaro davanti agli occhi esterrefatti del vescovo, del clero e degli abitanti del luogo. Celano ci fa sapere che i preti, colmi di gioia e di allegria, estasiati coglievano dai prati e dalle siepi tutti i fiori che offriva la natura e, formate ghirlande colorate, se le poggiavano sul capo; la visione di questi preti gioiosi inebriò i pochi frequentatori della zona, e anche loro iniziarono a vestirsi così durante le processioni, che si decise dovessero avvenire in un determinato giorno dell’anno: tale felicità diede origine alla festa degli Inghirlandati. Sorsero numerose chiesette per onorare il miracolo ma la più nota era certamente la chiesa di San Gennariello, da non confondere con la chiesa della Piccola Pompei costruita “solo” nel 1513.
Francesco Li Volti
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