Quando il Liberty salì sulla collina del Vomero
La corrente artistica di fine ‘8OO e dei primi ‘9OO, fu denominata Liberty dal suo propugnatore Arthur Lesenby Liberty (1875) che si caratterizzò quale “Art Nuveau”, poi “Deco”, in manifestazioni decorative sotto vari aspetti : architettonici, grafici ed oggettistica, distinguendosi per decorazioni di elementi floreali e fioriti. Tale impronta, attraverso vari interpreti, si mostrò in Europa, in Italia e, tra le tante città, a Napoli, nella zona di Chiaia, come in via Filangieri (Palazzo Mannaiuolo), il Parco Grifeo, al Parco Margherita, al C.V.E., a Pizzofalcone.
Noi ci limiteremo al Vomero, dove l’arioso stile si distinse in elementi abitativi ed architettonici sul nascente quartiere, quando gli architetti dell’epoca, insieme a numerosi artisti, caratterizzarono oggetti, suppellettili, manifesti, abbigliamenti, ceramiche, oggetti preziosi ed in modo particolare edifici e ville il cui aspetto inconfondibile ci è stato tramandato ad oggi, quali rari testimoni superstiti di un’epoca. Si costruirono edifici abitati da tranquilla borghesia dall’encomiabile criterio urbanistico, dai volumi arretrati, in pianta libera rispetto al piano stradale per creare una discreta privacy, dai giardini particolarmente curati e protetti da artistiche balaustre e cancelli in puro stile floreale, dai marcapiani, cornicioni e sottobalconi con volute metalliche inconfondibili, da angoli tondeggianti, mascheroni, metope di stucchi e gessi; artistiche grate alleggerite da volute e simboli vegetali. In ideale passeggiata ci limiteremo a descrivere quanto di più significativo esprime l’architettura decorativa del Liberty al Vomero, poiché il nuovo quartiere si prestava egregiamente alle prospettive abitative date anche le possibili agevolazioni per l’incremento popolare e borghese. Partiamo da S.Martino, la sommità vomerese, dove, in quiete fortunosamente ancora superstite e palpabile, in via Tito Angelini, di fronte il forte S.Elmo, il villino Elena e Maria sul cui prospetto d’entrata, tra volute di ghirigori allegorici, la frase dell’ing. Michele Capo : “Mirate qui Napoli nobilissima l’incantevole sirena”. Liberty in via Bonito, via Caccavello con villa Fermariello, in via Michetti, angolo via Cimarosa, un imponente rossiccio palazzone. In via Mancini il villino Angelina – Adele ed altre villette dalle colonnine neoclassiche, quindi una scalinata collega alla sovrastante via Michetti, ed in fondo, si intersecano le scale del Petraio che partono da via Annibale Caccavello, con la storica Villa Giannone e s’incrociano con via Luigia Sanfelice, e giù, lo slargo del Petraio, la Cappella, verso la stazione intermedia della Funicolare Centrale, poi il tratto inferiore di via Palizzi la cui scalinata (circa 6OO scalini) termina al C.V.E. dalla lapide che recita: “Salita del Petraio che mena al Vomero e S.Martino”. In fondo alla via Mancini, il Poggio Ravaschieri, oggi condominio privato, una volta adibito a complesso di cura per l’infanzia indigente, fondato dalla contessa Maria Ravaschieri. Dalla parte superiore di via Cimarosa, Villa Barra – Morisani, già casa di cura Villa Rosalia, dalle mattonelle maiolicate sotto i cornicioni, raffiguranti rondini ed ornamenti floreali, ora uffici comunali, di fronte ad un palazzo liberty; di fianco la scalinata che porta in piazza Fuga presso la stazione superiore della Funicolare Centrale. E qui domina con la sua imponenza, il palazzo di Villa Haas, storica magione che ha ospitato nel corso del tempo illustri personaggi, poeti, cenacoli, laboratori, studi, atelier, officine di artisti, musicisti come “tre P” famose : Parisi, Papaccio e Pasquariello. In questo complesso l’intervento degli Avena ha caratterizzato la costruzione che nel tempo ha subito trasformazioni, ma non ne ha stravolto l’armonia classica, accostando il ‘7OO originale ai rifacimenti del ‘9OO. Un lungo viale porta allo slargo panoramico che ospitò, tra gli altri, anche il sanfedista cardinale Fabrizio Ruffo durante la Rivoluzione Partenopea del I799, ed in seguito, truppe della 2° guerra mondiale.
A fianco di essa, in via Renato Lordi, una palazzina Avena, che ritroveremo presente nel proseguire per via Cimarosa. Scendendo via Luigia Sanfelice, altre ville liberty. A destra, per via Gioacchino Toma, Villa Loreley, oggi Villa Rina del 1912, con sulla facciata “Hic labori premium quies”. In fondo alla “Santarella” (via L.Sanfelice), la rinascimentale villa di Eduardo Scarpetta “Qui rido io” “(’o cumò sott’’en coppa), termine coniato dallo stesso Scarpetta quando la intravedeva dalla città bassa; attaccata ad essa la liberty Villa Hertha.
Seguendo i tornanti si notano diversi edifici dal marcato liberty: androni, facciate, balconi, inferriate, fino all’inizio di via Palizzi, dai freddi, moderni condomini, con unica eccezione di un andito ingentilito da maioliche di Giuseppe Macedonio.
Ritornando su, in via Cimarosa, la stazione della Funicolare di Chiaia al cui fianco, il vicoletto Cimarosa, dall’ottocentesco cancello di Villa Lucia (la Piccola Floridiana).
Si va verso l’entrata principale di Villa Floridiana ed attaccata ad essa, la Villa Catello-Piccoli (1918) di Avena.
In via Andrea Vaccaro, Palazzo Sarno, Villa De Marinis in via Mattia Preti, Villa Leonetti in via Aniello Falcone, in via Tasso s’impone Villa Spera o Villa Giordano, oggi Corte dei Leoni – Avena, che, insieme a ville simili, sono state scelte per riprese televisive e cinematografiche, come una villa tra via Cimarosa e via Mattia Preti che diede i natali alla “Lombardo Film” (19O8) – su un’attuale lapide- dopo i primordi della “Partenope Film” in via Solimene. Nella parte superiore di via Solimene, verso Torrione S.Martino, il Palazzo Cifariello che ha conservato in buona parte lo stile originale, come le volute di ferro dei sottobalconi e le metope con mascheroni.
Oggi adibito ad autorimessa, era lo studio-laboratorio del grande scultore Filippo Cifariello le cui vicende tragiche occuparono le cronache di fine ‘8OO, e dove abitava anche il figlio, l’attore Antonio, prematuramente scomparso. Attraversate via Kerbaker, via Bernini e via Enrico Alvino, a destra la Prima Casa Marotta, quindi la gloriosa Villa Casciaro dalle eminenti frequentazioni artistiche.Oltre, in via Fracanzano, altrettanti costruzioni d’epoca, quando tutte queste rappresentano superstiti isole di un periodo, aggredite da dissennata edilizia che ha stravolto la quieta pace di un quartiere; da luogo di villeggiatura, a sempre più verso il degrado, dalla connotazione di una arrogante ed anonima popolazione.
Mimmo Piscopo
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