Personaggi vomeresi: Roberto Murolo
sembrava scritta apposta per lui, da Ugo Calise e Carlo Alberto Rossi, nel 1954 : “Na voce, na chitarra e ‘o ppoco ‘e luna”, quando questi tre elementi indispensabili della melodia napoletana calzavano egregiamente alla particolare maestria del cantore del Vomero non più solitario : Roberto Murolo.
Nato nel 1912, degno figlio di Ernesto innamorato della sua Napoli. Se il suo Salotto avesse potuto parlare, nell’antico ed aulico tempio della melodia, di via Cimarosa 25, ci sarebbe un affollato bisbiglio di cimeli, riconoscimenti e premi, trofei, targhe, coppe, foto, spartiti, libri, programmi, manoscritti, pentagrammi, firme e autentiche di quanti hanno frequentato la casa, sin dalle orme paterne, con grandi personaggi, in transito o in frequenti, rispettose amicizie, quando, sin da piccolo, Roberto respirava l’aria magica di cantori, insieme ai numerosi componenti artistici della famiglia. Il Salotto, pregno di storia ha ospitato Bovio, Nicolardi, Capurro, De Curtis, Valente, Di Capua, Gambardella, Califano, Galdieri, Russo, Tagliaferri, Di Giacomo, Totò, attori come Annamaria Ackermann e Sophia Loren, ha dato l’onore a chi scrive, d’essere ospitato con particolare calore e simpatia, da sempre manifestati con una enfasi che biasimava la crisi artistica dei tempi e che egli, con il tono gradevole di “nu filo ‘e voce”, come quando cantava, discuteva amabilmente di tutto, mentre accarezzava la sua fedele e preziosa chitarra come fosse un bambino da cullare. Con amarezza stigmatizzava coloro che indebitamente strimpellavano senza adeguati attributi, ma che egli, tuttavia, non stroncava tout court, e con accorta sensibilità, dal sorriso disarmante, faceva desistere quanti si intromettevano illegittimamente nel difficile agone artistico, incoraggiando, altresì, quanti possedevano autentiche prospettive di qualità. Detestava il frastuono, la musica e le canzoni urlate, in antitesi alle classiche napoletane create per essere sussurrate, proprio “cu nu filo ‘e voce”, per poter entrare nel cuore e nell’anima, tranne eccezioni quali Enrico Caruso che le ha diffuse nel mondo. Si compiaceva dell’interesse dei giovani ignari del patrimonio culturale, ma che, dopo aver scoperto e conosciuto l’antico e prezioso repertorio napoletano, ne apprezzavano il tesoro e la gradevolezza. Accettava spesso con piacere la mia compagnia quando lo accompagnavo ai vari salotti dove coglieva l’occasione di esternare umori e critiche ed anche la sua enciclopedica conoscenza dell’universo musicale, mentre mi spronava e mi incoraggiava nel proseguire instancabilmente nel cammino di scrittore e pittore, apprezzando la militanza nel ricordare anche, con particolare affetto e nostalgia, quando bambino, con i miei fratelli e cugini, dal giardino della dirimpettaia Villa Rosalia, verso la sua finestra, lo salutavamo chiassosamente e che egli ricambiava, come quotidiano ed abituale appuntamento, con larghi sorrisi, come sempre, mai corrucciato o contrariato dai nostri festosi cicalecci. Roberto Murolo eseguiva con amore ed eleganza le immortali melodie del suo genitore : “Pusilleco addiruso”, “Mandulinata a Napule”, “Qui fu Napoli”, “Tarantelluccia”, “Piscatore ‘e Pusilleco”, “Nun me scetà”, “Tutt’’e ccanzone ‘e Napule”, “’O cunto ‘e Mariarosa”. Sin da giovane ha prediletto la musica swing americana, creando il quartetto MIDA, dalle iniziali dei componenti, esibendosi nelle esclusive località turistiche del mondo, ritornando comunque, al suo repertorio preferito con personali creazioni : “’O ciucciariello”, “Scalinatella”, “Sarrà chi sa”, “Semplicità”, “Marechiaro Marechiaro” e tante altre.
La sua casa era il tempio delle prove, degli esami, delle audizioni e delle sonate amicali. Maestro guida di generazioni d’artisti, negli ultimi tempi le pacate passeggiate intorno alla sua casa raccoglievano doverosi ed affettuosi omaggi in commoventi nostalgie fino ai suoi 91 anni, quando si addormentò, accompagnato dai sospiri e dagli aloni musicali di quanti lo hanno amato.
In questa casa il tredici marzo
del 2003
Rese il suo spirito a Dio
ROBERTO MUROLO
Padre nobile
della grande canzone
Messaggero e viaggiatore tra culture musicali aprì alla tradizione più vasti orizzonti
Il comune pose il XVIII – I – MMXII
MIMMO PISCOPO
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