Personaggi illustri del Vomero: Bruna Gaeta Catalano
Nel multiforme universo artistico –sotto tutti gli aspetti – si propone, come ricordo storico, la antica legge salica che prevedeva automatico passaggio di scettro nella continuità della discendenza, sia per titoli che per eredità materiale da padre, figlio ed oltre.
Ebbene, si può ben dire che essa si addica a pieno titolo alla famiglia di E.A. Mario, l’illustre compositore di immortali liriche e melodie, dalla luminosa e storica esistenza che ha trasmesso il suo impareggiabile estro alla primogenita Bruna, quando, sin dalla tenera età, ha assorbito l’umore e la particolare atmosfera che si respirava in famiglia, in compagnia e complicità di illustri personaggi che hanno frequentato la dimora del Poeta della “Leggenda del Piave” e “Santa Lucia luntana”, quali Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo ed altri.
Bruna dimostrò precocemente propensione per l’arte paterna; sin dall’età di tre anni “affondava le sue dita paffute nell’altopiano donatole dal padre”, come ha descritto amabilmente Delia, la sua eclettica figliola, degna discendente dalla particolare intonazione vocale di novella Mignonette, anch’ella affermata ed apprezzata interprete canora delle eterne composizioni degli illustri nonno e mamma, ed alla quale dobbiamo le preziose notizie che meritevolmente trascriviamo, particolarmente nella dolorosa occasione della dipartita della sua cara mamma Bruna, il 6 marzo di quest’anno, alla veneranda età di 97 anni, al Vomero, dove ha sempre vissuto.
Bruna si dedicò tenacemente alla musica, tanto che si diplomò giovanissima in pianoforte al Conservatorio di San Pietro a Maiella a Napoli, accompagnando il prolifico papà nella sua longeva carriera e che, tra l’altro, ne divenne valente testimone con preziose biografie e composizioni musicali e teatrali, con particolare predilezione all’ambiente partenopeo, inserendole, peraltro, in programmi d’insegnamento didattico in nozioni di acustica, armonia e teoria musicale, quando a 17 anni compose una dolcissima “Ave Maria”.
Il consorte Stefano Catalano incoraggiò questa innata passione, accompagnato dall’amore filiale di Raffaele, Mario e Delia ai quali dedicò il suo amore di mamma e di artista, profonda e delicata, aleggiando la sua opera nella nobile arte, dove l’anima immortale rallegra la sterminata galassia di personaggi che hanno nobilitato Napoli e l’Italia nel rimpianto di quanti ebbero la gratificante ventura di amarla, e nel doveroso ricordo, di apprezzarla anche per la sua giovanile e gioiosa verve di appassionata e sorridente comunicatrice.
di Mimmo Piscopo
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