PACIO BERTINI, L’ARTISTA DEL GOTICO TUTTO DA SCOPRIRE
di Camilla Mazzella laureata in Studi storico-artistici
La via dove sorge la moderna chiesa di San Giovanni dei Fiorentini – e che collega piazza degli Artisti a via Raffaele Tarantino – è intitolata allo scultore fiorentino Pacio Bertini.
Secondo diversi studiosi di arte, la denominazione della strada avrebbe dovuto unire i nomi dei due fratelli Pacio e Giovanni Bertini, perché insieme, su commissione di Giovanna I d’Angiò -nipote del re Roberto- avevano eretto, dopo la sua morte, nel biennio 1343-1345, il grandioso sepolcro del nonno. L’opera si trova dietro l’altare maggiore nella Basilica di S. Chiara.
Nonostante la mutilazione della parte superiore del monumento e delle sommità dei pilastri di sostegno, questo sepolcro resta una tra le più belle testimonianze di arte funebre gotica.
La tomba monumentale, di straordinaria bellezza, era in origine alta più di quindici metri, tutta in marmo, decorata di pitture, mosaici e statue raffiguranti profeti e santi.
L’immagine del re è presente per ben quattro volte. Nella simbologia del mausoleo si sono voluti rappresentare tutti gli aspetti del regno di Roberto detto “Il saggio”: l’ordine, la famiglia, la devozione francescana e la cultura. Nella parte alta, sotto il re assiso in trono, c’è l’epigrafe in latino – attribuita al Petrarca- che tradotta recita “Guardate il re Roberto pieno di virtù”. L’unica opera certa dei due fratelli è il monumento descritto.
Raffaello Causa fu il primo a sottolineare che i due non ebbero la stessa formazione artistica.
Per cui attribuì a Pacio le figure del re giacente, degli angeli reggicortina, dei familiari appena abbozzati di Roberto. In più definì lo stile di Pacio affine a quello di Tino di Camaino, che sarebbe stato il suo maestro.
Giovanni, invece, ha uno stile più moderno. A lui sono attribuite le figure delle Virtù per la raffinatezza dei volti e la compostezza dei gesti, riconducibili al linguaggio di Andrea Pisano del quale Giovanni sarebbe stato allievo.
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