Napoli: paesaggi mozzafiato e leggende di fantasmi e misteri
T’ accumpagno vico vico, sulo a tte ca si n’amico, e te porto pe’ quartieri, addò ‘o sole nun se vede…
Sono i versi di una storica canzone napoletana di Claudio Mattone che sembra guidarci alla scoperta di una Napoli millenaria che ispira e che ha ispirato grandi scrittori della nostra letteratura.
Napoli è un viaggio incantato tra miti e leggende, tra mistero e superstizione.
Arte e cultura sono incise nelle pieghe dei suoi tanti musei, chiese, vicoli e resti archeologici. Camminando per le sue strade è facile perdersi nel dedalo dei suoi vicoli, delle sue scalinate improvvise, dei suoi cortili, ed essere abbagliati dal susseguirsi dei contrasti di luce.
Napoli, specchio di tante culture, leggibili nelle impronte lasciate dalle dominazioni straniere: greci, romani, bizantini, normanni, svevi, angioini, aragonesi, spagnoli, austriaci, borbonici, francesi ed infine piemontesi.
Tracce visibili nell’architettura, nelle usanze e perfino nel dialetto napoletano, espressione di influenze e prestiti dei vari popoli che l’hanno dominata. Passeggiando di vicolo in vicolo, di quartiere in quartiere, di strada in strada , sembra che essa ci sveli i suoi tesori nascosti.
Ogni angolo, ogni facciata racconta una storia nascosta, storie di fantasmi, di spiriti e di presenze inquietanti che si aggirano negli androni dei palazzi e su per le scale, tramandate di generazione in generazione.
Storie che resistono all’oltraggio del tempo. La loro fama è diffusa in tutto il mondo, e sono numerosi i turisti che ogni anno decidono di vedere con i propri occhi i luoghi dove sono nati e si alimentano questi miti e queste superstizioni. Un vero e proprio patrimonio culturale che è parte integrante del popolo napoletano. A loro sono state dedicate anche opere letterarie, la più importante delle quali è proprio “Storia e leggende napoletane” di Benedetto Croce.
Passando per piazza San Domenico, non si può non visitare il palazzo San Severo, che nella notte del 18 ottobre del 1590, fu oggetto di uno dei più efferati delitti d’onore che la tradizione napoletana ricordi.
L’uccisione della bellissima Maria D’Avalos, uccisa in compagnia del suo amante Don Fabrizio Carafa d’Andria, per mano del marito Carlo Gesualdo, mentre i due erano ancora avvinghiati sul talamo coniugale.
La leggenda narra che ogni notte il fantasma di Maria riecheggia per le buie strade di piazza San Domenico Maggiore e dintorni, in vesti succinte, con i capelli mossi dalla brezza, emettendo grida agghiaccianti, mentre va alla ricerca del suo amante.
Anche il fantasma della regina Giovanna I vaga senza pace nel chiostro di santa Chiara nel giorno dell’anniversario della sua morte, avvenuta il 27 luglio del 1382.
La sua figura, diafana, trasparente, camminerebbe lentamente lungo i viali e le mura del chiostro, a capo chino, con un volto terrificante ed emettendo un pianto disperato perchè in collera contro chi l’ha brutalmente uccisa.
Carlo III di Durazzo, quel nipote che aveva tanto amato e cresciuto come un figliolo, presto si rivelò suo carnefice, facendola uccidere per soffocamento nel castello di Muro Lucano, per impossessarsi del trono.
Condannato al dolore eterno, è il fantasma della povera Luisa Sanfelice, che gemente, vaga disperatamente per Piazza Mercato, con la testa ciondolante e il collo grondante di sangue.
Ogni anno, nella notte tra il 10 e l’11 settembre, Luisa ritorna in piazza Mercato per rivendicare quella giustizia negatale.
Queste e tante altre ancora le storie dei fantasmi e misteri che rendono straordinaria e forse unica la nostra città di Napoli.
Ersilia Di Palo
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