“Magna”: alla ricerca dei sapori perduti. Intervista a Marco Capasso
Nel vasto panorama degli eventi e delle manifestazioni culturali legate alla nostra città, un’interessante iniziativa è rappresentata dalla mostra “Magna”, presso il complesso monumentale San Domenico Maggiore. Per saperne di più abbiamo incontrato l’architetto Marco Capasso, il giovane ideatore e curatore dell’esposizione, prodotta dall’associazione Guviden.
“Màgna” o “Magnà”? Dove va l’accento?
“Va bene in tutti e due i casi. Vogliamo parlare sia della cucina più antica del mondo, quella della “Màgna” Napoli, la Grande Napoli, ma anche “magnà” è un’accezione giusta: nel nostro dialetto infatti,per tradurre la parola “cibo” dobbiamo necessariamente ricorrere alla terza persona del verbo mangiare. Inoltre, c’è anche un terzo significato, dal momento che Magna è l’acronimo di Mostra AGroalimentare NApoletana”.
Qual è la filosofia alla base della mostra?
“Il mood dell’intera esposizione è quello di essere una sorta di “Padiglione Napoli”, volto a valorizzare il meglio della “napoletanità”, anche al di là dell’aspetto gastronomico. Ad esempio, nella seconda sala, il tema del mercato è raccontato attraverso i banchi presepiali, vale a dire un’alta espressione artistica della nostra città”.
La mostra si pone come recupero e valorizzazione di mestieri e prodotti antichissimi: in che modo questa sapienza “d’antan” si riconfigura nel terzo millennio e si proietta nel futuro?
“Bisogna sempre imparare dal passato. A tal proposito, c’è un’installazione molto semplice che descrive la settimana tipica napoletana, che anticamente era un esempio di equilibrio. Sfortunatamente oggi le cose sono cambiate a causa di tante influenze esterne. Un semplice esempio è quello del panino fritto che una volta si farciva coi friarielli, bilanciando così l’apporto calorico; adesso invece ci troviamo wurstel e patatine! E potrei andare avanti: abbiamo fatto confusione tra i piatti della domenica e quelli di ogni giorno, e il risultato è che ci piazziamo ai primi posti nella classifica dell’obesità in Europa. Anche per questo motivo è auspicabile recuperare le usanze del passato, quando in settimana si mangiavano minestre e bolliti e non parmigiane e intingoli”.
Magna fa dell’interattività uno dei suoi punti di forza. Ci può dare qualche informazione in più?
“L’interattività – che al giorno d’oggi è la più sensuale delle forme di comunicazione – è una nostra prerogativa, non solo attraverso le installazioni del percorso museale, ma anche e soprattutto nei laboratori didattici, aperti a tutti nei weekend e prenotabili nel corso della settimana. Magna propone infatti una serie di coinvolgenti esperienze che strizzano l’occhio al passato: dal lavorare con mano un impasto al creare dei cioccolatini personalizzati. L’obbiettivo è quello di “usare le proprie mani” e stabilire al tempo stesso un dialogo coi nostri esperti enogastronomici”.
Ci può dare qualche anticipazione sui laboratori? Quali saranno gli appuntamenti più interessanti di dicembre?
“Sicuramente quello sui dolci napoletani con la Pasticceria Scaturchio, che nell’ambito di un ampio discorso sulla storia e la tradizione mostrerà come preparare struffoli e pastiere secondo l’antica ricetta. Un altro appuntamento è quello con l’Azienda Vinicola Feudi di San Gregorio che illustrerà il processo della vinificazione, e quello con Enzo Coccia che spiegherà tutti i segreti della pizza, con assaggi annessi nel chiostro di San Domenico Maggiore. Molto interessante anche l’incontro con Niko Romito e con la sua scuola, vera e propria fucina di talenti che ha anche contribuito alla rivalorizzazione estiva del centro storico di Rivisondoli”.
Il cibo, anzi il “magnà” fa dunque la parte del leone. Ma, in ogni esposizione l’arte riveste un ruolo ugualmente importante. Anche in Magna è così?
“Certamente. Abbiamo cercato di analizzare e declinare il cibo in tutte le sue forme, e l’arte non fa eccezione. È infatti presente un’esposizione di quadri di grandi nomi napoletani del ‘600 e ‘700, e una collettiva di opere inedite di artisti contemporanei sul tema “food”. Molto interessanti, in questo senso, sono i lavori di Aria Secca, che utilizza materiali organici, elencandoli poi sul dorso del quadro; in questo senso le nostre eccellenze assurgono – letteralmente – al rango di opere d’arte!”
Cosa si augura per Magna, oltre che contribuisca a valorizzare e diffondere le nostre eccellenze?
“Beh, nella peggiore delle ipotesi, quand’anche il visitatore rimanesse scontento, sarei comunque felice di averlo attirato al centro storico di Napoli”.
GABRIELE BASILE
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