Lotta alla movida molesta
De Chiara: bisognerebbe installare più telecamere nelle zone “calde”
I giovani e il desiderio di socializzare: ma con una modalità di fare gruppo dai tempi dilatati, perfettamente in linea con la tempistica della loro prolungata adolescenza, che pare non obbligarli a ritmi regolari di alternanza giorno-notte. La Movida è un fenomeno tutto europeo, tipico della ‘Generazione Erasmus’ e delle globalizzazioni culturali, che però da noi viene subita dai residenti delle zone che ospitano i baretti e che reclamano il diritto di riposare senza essere disturbati da schiamazzi notturni. Senza contare che, laddove i comportamenti dei ragazzi palesino modalità inadeguate o addirittura pericolose, si avverte come uno scollamento tra sicurezza percepita e politiche garantiste. Pertanto, è divenuta una delle problematiche relative alla qualità di vita nei quartieri Vomero-Arenella, più volte posta all’attenzione della ‘Consulta della Legalità’, organo della V Municipalità a vigilanza di una ottimale vivibilità del quartiere e di affiancamento alle scuole ed alle famiglie nell’azione di formazione giovanile. Al suo presidente, dott.re Aldo De Chiara, chiediamo se le cause di questo fenomeno possano essere individuate in una normativa poco chiara, oppure nella mancanza di un monitoraggio istituzionale sinergico. “Direi che le norme ci sono – assicura il dottore De Chiara -, basti pensare all’art.32 della Costituzione che tutela la salute in modo assorbente rispetto ad altri diritti pur previsti dalla Carta fondamentale quale, ad esempio, l’iniziativa economica privata. L’amministrazione comunale, in base al citato art.32, dovrebbe orientare la propria azione in modo da offrire una protezione più incisiva del diritto alla salute (nel quale va ricompreso il diritto al riposo) anticipando la chiusura degli esercizi pubblici, vietando la circolazione delle auto e delle due ruote a chi non risiede nelle strade più colpite da una movida selvaggia. Dovrebbe inoltre promuovere l’installazione di telecamere nelle aree più ‘calde’ ed intensificare i controlli, già peraltro in atto, ad opera della Polizia locale. Ritengo segnale positivo quello dato dal Questore di Napoli che ha disposto la chiusura di un bar in zona Coroglio a causa di risse verificatesi nei pressi del locale destinatario del provvedimento repressivo”. Costituita da ‘anime differenti’, in termini di percorsi professionali, la Consulta affronta i temi sottoposti alla sua attenzione con approcci variegati, che vedono auspicare l’affiancamento dei provvedimenti repressivi a quelli formativi di consapevolezza civica. In questo senso va la riflessione della segretaria della Consulta, Renata Gelmi: “L’inquinamento acustico, causato dalla movida molesta, è una forma di inquinamento ambientale e va combattuto al pari di ogni altro tipo di inquinamento. Comprendiamo le esigenze giovanili di incontrarsi anche all’aperto, socializzare e divertirsi, ma se vogliamo che ciò avvenga secondo il principio della sostenibilità ambientale e sociale, nel rispetto dei diritti di tutti, dobbiamo incidere sulla forma mentis dei giovani, dobbiamo educarli e non solo sanzionarli”.
Gianpaola Costabile
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