L’opera di Adolfo Avena, Villa Spera
Una gloriosa famiglia di architetti professionisti, sin dalla seconda metà dell’800, ha lasciato a Napoli, particolarmente al Vomero, un’impronta indelebile che tutt‘oggi viene ammirata per la sua inconfondibile originalità, ma probabilmente pochi sanno che Gino Avena, figlio di Adolfo, lo storico architetto Soprintendente ai monumenti, d’inizio ‘900, curò, tra l’altro, il restauro dell’Arco di trionfo d’Alfonso d’Aragona, del Laurana, sul portale del Maschio Angioino, era un ottimo musicista compositore incoraggiato dal Direttore del Conservatorio S.Pietro a Maiella, Gennaro Napoli, per i positivi risultati che ottenne alla RAI, ma, evidentemente, il suo era destino nel proseguire l’opera paterna.
Ebbene, egli svolse egregiamente il compito di architetto progettando numerose opere in edifici e ville in molti luoghi, specie al Vomero, ed in quasi tutti i cinema e teatri di Napoli, curando anche restauri da sciagurati incendi di questi locali.
La particolare ed inconfondibile architettura la si nota nella villa di via Renato Lordi, di fronte la Funicolare Centrale al Vomero, villa Catello-Piccoli (1916-18) di via Cimarosa a fianco l’emiciclo della Floridiana, come al Parco Grifeo, e, dai ricordi dell’attuale nipote Marcello, ennesima vittima degli abbattimenti incoscienti di bellissime ville vomeresi proseguiti impunemente negli anni’50 e ’60 del 1900: la villa dei “Tre Pini”, circondata da imponente vegetazione, in via Luca Giordano angolo via Cimarosa, cenacolo di artisti, luogo dove ora vi è un enorme edificio.
Del 1912 si può ammirare Villa Loreley, oggi Villa Rina, sulla cui facciata: “Hic Labori Premium Quies”, in via Gioacchino Toma alla “Santarella”, come altre degli stessi luoghi ed il Palazzo Loreley in via Toledo. Ma la Villa che ha caratterizzato in maniera più incisiva l’opera di Adolfo Avena è Villa Spera, alla sommità di via Tasso al Corso Europa anche essa vittima dell’incuria e dell’abbandono procuratole per lungo tempo da un pericoloso degrado fin quasi alla sua minacciata demolizione fortunosamente scongiurata per l’intervento di un acquirente. Chiamata Villa Castaldo nel 1988, operarono un radicale restauro nominata tutt’oggi “Corte dei Leoni”. Nell’ultima guerra essa fu adibita ad uffici d’intelligence alleata, abbandonata poi da qualsiasi intervento di manutenzione, vittima di eventi atmosferici, con rovine e tetti crollati, ha rischiato di franare completamente, contribuendo a creare funesta fama, alimentata da voci popolari quale fatale maniero dimora di fantasmi e fattacci dalle lugubri trame, fenomeni strani e misfatti cruenti, tanto che, alcuni “coraggiosi” miscredenti, introdottisi per verificarne la veridicità, ne fuggirono sconvolti, investiti da grida, urla, oggetti, stridii ferrosi, suoni inusitati, fino a quando, in seguito a discrete indagini, tutto questo cessò. Si addivenne che i “fenomeni” furono organizzati da “buontemponi” interessati all’acquisto del complesso, favoriti, ovviamente, dal deprezzo della funesta nomea dell’immobile.
Per buona sorte, negli anni ’80, come sopra detto, la Villa fu alienata da impresari che la portarono alla sua originale qualificazione, adibendola a valenti iniziative di accoglienza per eventi sociali e culturali, restituendo così, con legittimo orgoglio, il prestigio ed il rispetto degli storici vomeresi Avena.
Mimmo Piscopo
PITTORE
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