L’ombra della mala soffoca i negozi
di Arnaldo Capezzuto
“Criminalità organizzata all’assalto della zona collinare”
In tempi non sospetti l’avevamoscrittoche il Vomero e l’Arenella non erano isole felici. Che dietro l’angolo c’era il pericolo e lo spazio – in tempi di grossa crisi economica – di probabili infiltrazioni della criminalità nel tessuto delle attività commerciale. Non siamo chiromanti o possediamo la sfera magica ma ci è bastato stare in strada, ascoltare i nostri lettori, guardare i fatti. Purtroppo le intuizioni di “Vomero Magazine” sembrano trovare i primi riscontri anche da parte delle forze dell’ordine. Gli inquirenti da tempo osservano da vicino la collina dello shopping partenopea annotando movimenti e presenze. Gli esercizi commerciali troppo spesso somigliano a porte girevoli dove si entra e si esce con grande facilità. La girandola delle vetrinepiùcheunfenomenoè undatodi fatto: cambi d’intestazione, subentri, nuove attività. Ci sono casi di prestiti concessi -le banche ormai non li concedono più – dietro la firma di una cessione dell’attività in cui l’ex titolare resta tale solo sulla carta. I negozi nascono a velocità sospetta. E’ proprio Enzo Perrotta, presidente del centro commerciali Vomero a lanciare l’allarme: “In pochi mesi in città ne sono stati aperti oltre400”. Loscenarioèatintefosche.Da un lato ci sono i nomi storici del commercio che sotto la ghigliottina della crisi sono costretti a chiudere i battenti nonostante una clientela selezionata e affezionata dall’altro lato ci sono gli avventurieri. Si tratta di imprenditori o sedicenti tali che non hanno alcun rapporto con il territorio ma vengono ad investire soldi, denaro fresco innuoveattivitàoppure rilevaregliesercizi commerciali chiusi. Non c’è da meravigliarsi se mentre percorrete una strada del Vomero oppure dell’Arenella vi imbattete a distanza di pochi metri in due gelaterie quasi consecutive oppure in pub e pizzetterie. E’ un pullulare d’insegne e di pubblicità per attrarre l’attenzione dei clienti. A volte c’è da interrogarsi – visti i prezzi e le offerte stracciate – di quali siano davvero i margini di guadagno discorso che vale in particolar modo per bar e gelaterie. Non c’è di che stupirsi se al Vomero come all’Arenella negli anni non è mai sorta un’associazione di commercianti antiracket. Sembra che da queste parti il problema non sia mai esistito eppure c’è stato un processo andato a sentenza dove dalle carte processuali esce tutt’altro. C’è una verità incontrovertibile: l’avanzata della criminalità organizzata che ha una grande massa di denaro a disposizione pronta per essere investita e più che altro non rintracciabile. Chi ha un nome storico nel commercio, infatti, può diventare appetibile per mimetizzare gli investimentisporchi.Suquestatracciasisono concentrati gli inquirenti: vogliono capire se dietro un’insegna storica affluiscano freschi capitali finanziati da nuovi soci. Tra l’altro la geografia dei clan che hanno interessi al rione Alto sembra modificatasi. Nuovi protagonisti ed emergenti stanno conquistando metro dopo metro il territorio. Per lo più sono appartenenti ai vecchi gruppi che un tempo avevano sotto scacco i quartieri bene della città. Sono un piccolo ma resistente esercito di affiliati con solidi collegamenti e buone coperture. La loro strategia è chiara: impadronirsi di attività commerciali e farle gestire da prestanome, aprire esercizi commerciali che abbiano un target per i giovani, gestire locali d’intrattenimento e mettere le mani su commesse di edilizia e cantieri. Insomma l’assalto al Vomero e all’Arenella avviene in modo soft, tranquillo, senza dare nell’occhio e inserendosi gradualmente nell’economia. L’allarme è altoenonacaso leforzedell’ordinestanno monitorando il mercato delle licenze, le cessioni, i subentri e le aperture di nuovi negozi. Sullo sfondo i clan decimati dagli arresti si stanno riorganizzando e sempre più spesso mescolati nelle strade si trovano pregiudicati e noti esattori del pizzo. Nota negativa continua una sinistra tradizione: nessuno denuncia.
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