Lo Stadio Collana riapre alla città
Dopo una lunga attesa di 1060 giorni
Sergio Roncelli (Coni): speriamo si trovi un accordo con le associazioni
Il giro delle 5 del mattino, poi il turno delle 6 e delle 7, poi dalle 8 in poi per chi può permetterselo. Le voci dalla strada, al buio. Gli allunghi a via Luca Giordano, e poi le ripetute in quell’anello disegnato dalla fantasia attorno ai giardinetti di Via Ruoppolo. I runner del Vomero – gli orfani del Collana – corrono lì dove un tempo facevano lo stesso giro su un pony a noleggio. Poi arrestarono per spaccio Mario il cocchiere, e finì così un’epoca intera.
Un’altra epoca è finita, forse, il 17 dicembre alle 17:17. Contro ogni scaramanzia ha riaperto lo Stadio Collana, 1060 giorni dopo l’ultima serrata. Tre anni in cui il quartiere ci ha girato attorno, sfiorandolo, a volte toccandolo, sperando di spezzare l’incantesimo della burocrazia che lo teneva lì incomprensibilmente al macero. Gli orfani possono tornare a casa.
Ha riaperto con la faida delle carte bollate ancora in corso, con la Giano, l’impresa di costruzioni aggiudicataria del bando della discordia, che ha messo un punto alla questione come a dire: apriamo e, se avete il coraggio, richiudeteci. Non l’ha fatto l’antiabusivismo, che pure il giorno prima era andato a verificare quanto la CILA presentata fosse difforme dai lavori effettivamente portati a termine: rilievi, incongruenze, altre carte, ma nessun sigillo. Si va avanti. Il Collana aperto se n’è stato lì a riposo per tutte le Feste. In attesa che scattasse il 7 gennaio. Poi, però, un altro rinvio, sembra breve, in attesa dell’ultima autorizzazione, per l’impianto anti-incendio, e del collegamento alla linea internet. Pochi giorni e avranno inizio i corsi di ginnastica, di arti marziali, e di atletica sulla pista finalmente a disposizione delle centinaia di vomeresi stanchi di correre sui marciapiedi scalcinati, tra le auto, in un eterno cross-country urbano. La tanto agognata pista delle Universiadi, quella elastica che secondo Maurizio Marino (il consulente sportivo a cui la Giano ha affidato la rinascita dell’atletica) presenta gli stessi parametri prestazionali di quella dell’Olimpico di Roma, dove fanno il Golden Gala. Ma serpeggia un po’ di malumore, in particolare sui social, per il caro tariffe riscontrato dai tanti curiosi che si sono recati presso l’impianto a raccogliere informazioni. “Ma – spiega Maurizio Marino – le tariffe sono eque, visto il servizio offerto”.
Nel frattempo, fuori sono rimaste le 23 associazioni che prima animavano l’impianto vecchia gestione, strette più o meno volontariamente nella morsa della battaglia politica tra Comune e Regione. L’olimpionico Sandro Cuomo ne rappresenta le istanze e ancora in una conferenza stampa pre-riapertura si chiedeva “come sia possibile che la Regione, che è padrone di casa, non sia intervenuta di fronte ad opere non legittimate né legittimabili. Noi vogliamo che il Collana riapra, ma con criteri di trasparenza su assegnazione e affidamento degli spazi. Non si può procedere in un impianto pubblico per simpatie e antipatie”.
Anche perché secondo le associazioni escluse “nella gara era previsto che i partecipanti avessero meriti sportivi. Quando ha partecipato la Giano aveva con sé Ferrara e Cannavaro. Oggi non c’è più nulla, si tratta di un privato e basta. Sembra piuttosto un subappalto a delle associazioni”.
Le associazioni ammesse sono due, storiche anch’esse: l’associazione Il Garofano e la Cag, che proprio nella conferenza stampa di riapertura sottolineano di essere rientrate nella “nuova gestione” facendo semplicemente una richiesta e una trattativa.
“Sono le uniche associazioni che ce l’hanno chiesto”, conferma Gennaro Ferrara, ex rettore della Parthenope e ora ad della Giano (“gratis”). Il quale puntualizza: “La Giano è una società sportiva dilettantistica, non a scopo di lucro. Se riesce ad avere utili, questi poi li deve reinvestire in attività sportive”.
E Paolo Pagliara, il costruttore, aggiunge: “Chiedo agli sportivi di essere leali e di abbassare i toni”. L’open day, a cui partecipa in modalità silenziosa anche Fabio Cannavaro, che se ne sta al bar a darsi in pasto ai selfie mentre fuori, su via Ribera, campeggia il suo poster con la Coppa del Mondo del 2006 alzata al cielo, diventa presto una festa di quartiere, se non della città. Il taglio del nastro, non essendoci né de Magistris né De Luca, lo fa il presidente del Coni regionale Sergio Roncelli. Il quale prova a far da paciere: “Mi auguro che si possa trovare un accordo con le associazioni. Siamo pronti a stabilire un colloquio”.
Nel frattempo, la gente fa capolino, e girando tra le pareti fresche di ritinteggio scopre le palestre appena rinnovate, e gli spogliatoi che quasi fanno più colpo: “Ci sono le docce!”. Tale e tanta è l’abitudine alla disillusione dei vomeresi, che annusano la faticosissima riapertura con un certo sospetto: “E se poi richiudono?”. Che è poi quel che Cuomo (e il Comune con l’assessore allo Sport, Ciro Borriello) preconizzano: “Se il Collana non riaprirà legalmente, sarà costretto a chiudere di nuovo. È questo il punto drammatico”.
Ma il dramma, per ora, è declinato al passato. La festa e le Feste hanno riacceso il Collana. E riaperto un pezzo di futuro del Vomero.
Mario Piccirillo
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