L’incerto destino di Annella di Massimo
Una strada tipica che i vomeresi percorrono sempre piacevolmente ci rimanda alla pittura e alla figura di Annella di Massimo. Napoletana, è nata nel 1613. Allieva prediletta di Massimo Stanzione, il suo vero nome era Diana De Rosa, modificato presto in quello di Annella di Massimo. Artista di grande talento, realizzò molto presto grandi opere, grazie anche al suo maestro che le procurò buone committenze.
Purtroppo la vita di Annella si concluse tragicamente, trafitta dalla spada del marito Agostino Beltrano, reso pazzo dalla gelosia. La vicenda è nota. Beltrano, anch’egli pittore, è ossessionato dalla gelosia, anche nei confronti di Massimo Stanzione, più vecchio di lui e da sempre maestro di Annella.
La causa scatenante dell’omicidio sarà l’insinuazione di una serva, che racconta al marito di aver visto Annella tra le braccia di Stanzione. Questa è la versione di De Dominici. Ma secondo lo studioso Ulisse Prota Giurleo, Annella di Massimo non sarebbe stata uccisa dal marito geloso, ma morì serenamente nel suo letto nel 1641.
Poche sono le opere di Annella di Massimo. Il capolavoro “Gesù nella bottega di San Giuseppe ” si trova nel Museo diocesano. Una grande tela si trovava nella Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi mentre un’altra nella sacrestia della Chiesa di Santa Maria degli Angeli, a Pizzofalcone. La critica accomuna Annella di Massimo ad Artemisia Gentileschi, (peraltro contemporanee), perché entrambe hanno subito una violenza ed hanno, per certi aspetti, anticipato il femminismo. A parte i diversi valori artistici, la Gentileschi ha raggiunto una popolarità che ha varcato i confini dell’Italia. Mentre la fama della nostra Annella è rimasta piuttosto nell’ombra.
di Camilla Mazzella
UNIVERSITARIA
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