L’ELEFANTE REALE
Nel continuare la passione dell’avo Carlo III, Re Ferdinando di Borbone, in omaggio a Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia, moglie morganatica, fece costruire in Villa Floridiana, un piccolo zoo popolato da diversi animali, in piena libertà, per lo più esotici, soggetti di reciproci scambi tra regnanti, Sovrani e Capi di Stato, anche quelli feroci, posti in apposite gabbie, ma ciò che movimentò la curiosità popolare fu, con Carlo III l’insolito episodio di quando questi ebbe in dono dal sultano turco Mohamed V, un elefante, fatto sbarcare da un apposito vascello, nel porto napoletano, tra stupore e curiosità generale.
Il mastodonte, mai visto prima, creò rilevante scalpore accompagnato da un folkloristico corteo, che il re lo ospitò nello zoo della Reggia di Portici, affidandone la cura ad un caporale della Guardia Reale dallo scontato interesse personale, nel provvedere al suo costoso mantenimento.
Dopo un certo tempo, il pachiderma, dalla malinconica decisione, si lasciò morire d’inedia, determinando fine al cospicuo guadagno del graduato.
Il popolo, per l’occasione, con scontata ironia, creò la significativa locuzione: “Capurà è muorto l’alifante!” nel voler indicare la fine di un reddito astutamente appropriato, reso popolare nella sua eloquente terminologia, relegata, in una lontana memoria, non più adoperata per situazioni simili.
di Mimmo Piscopo pittore
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