L’eccesso di lavoro può essere concausa di morte
La carta costituzionale considera il lavoro come valore fondativo della Repubblica, ma attenzione perché talvolta lavorare troppo potrebbe mettere a rischio la propria vita.
La Corte di Cassazione, dopo 10 anni di processi, riconosce che i turni eccessivi sostenuti negli ospedali dove l’organico è carente «possono uccidere» come nel caso di un tecnico radiologo, morto poco più che trentenne a causa di quello che per l’avvocato, legale della vedova e della figlia, era superlavoro imposto dall’azienda.
Il radiologo era impiegato presso un ospedale dell’Azienda sanitaria provinciale di Enna e, secondo quanto sostenuto dai familiari,
ora riconosciuto dalla Corte, le condizioni nelle quali era chiamato a svolgere la sua professione erano “disagiate” e di “superlavoro”, tanto da essere considerate concausa del decesso.
Perciò, i giudici hanno ritenuto che “un’eventuale predisposizione costituzionale del soggetto non possa elidere l’incidenza concausale, anche soltanto ingravescente, dei nocivi fattori esterni individuabili in un supermenage fisico e psichico, quale quello documentato in atti”, passando così in giudicato la condanna al giusto indennizzo da parte dell’Azienda sanitaria provinciale.
Per la Cassazione, nel lavoro ospedaliero dove sempre più di frequente si verifica una carenza di organico, non è «accettabile riversare sui dipendenti tutto l’onere di garantire le prestazioni sanitarie ai pazienti”; pertanto, grava in capo all’azienda sanitaria di competenza organizzare il lavoro in modo da garantire l’utenza e l’integrità psico-fisica di medici ed operatori sanitari.
Adriana Lauri avvocato
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