Le ricchezze della Basilica di San Gennaro
Le chiese al Vomero Moderno sono un serbatoio di storia, di arte e cultura, capaci di rivelare tesori nascosti, provenienti anche da antichissime chiese soppresse. Nel 1885, la crescente urbanizzazione del Vomero Moderno richiese la costruzione di nuove parrocchie, tra cui quella di San Gennaro al Vomero, che sorge proprio nel cuore del Vomero Moderno, nelle immediate vicinanze di piazza Vanvitelli e precisamente in via Bernini. La chiesa, che custodisce alcune opere di pittori napoletani risalenti al 1500, fu istituita dal cardinale Guglielmo Sanfelice nel 1885 con il consenso del Re Umberto I. È una delle tre chiese al Vomero dedicate al culto del Santo Patrono, San Gennaro, in onore del suo primo prodigio che si verificò proprio sulle colline del Vomero, nel IV secolo dopo Cristo, durante la traslazione delle reliquie del Santo da Pozzuoli a Napoli. La presenza delle tre chiese, San Gennaro al Vomero, San Gennaro ad Antignano, San Gennariello, chiamata anche Piccola Pompei, luogo in cui avvenne il primo miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro, sono l’espressione del forte legame tra i vomeresi e il Santo Patrono. La chiesa di San Gennaro al Vomero, a croce latina, con un’unica navata e con tre cappelle per lato, è in stile neoclassico e fu progettata dall’ingegnere Andrea Taglialatela. La navata e il presbiterio sono illuminati da 12 grandi lampadari di vetro di Murano di inizio ‘900 e da alte vetrate i cui riflessi di luce sul tabernacolo rendono il luogo di culto suggestivo e misterioso. Sulla controfacciata è posta la cantoria che custodisce l’organo di artigianato napoletano di inizio ‘900. Quando si è nella navata lo sguardo è attratto dal prezioso tabernacolo in metallo argentato e dallo straordinario altare, impreziosito da marmi policromi entrambi di metà ‘700. Al di sopra dell’altare troneggia il raffinato busto di San Gennaro, una scultura in legno intagliato di fine ‘700. Sulle pareti laterali della navata sono collocate due splendide pale d’altare risalenti al 1500, provenienti dall’antichissimo monastero benedettino di santa Patrizia all’Anticaglia. Entrambe le pale, costituite da più pannelli affiancati e raffiguranti figure, quali la Madonna col Bambino o Cristo, coinvolgono per l’armonia delle forme e per la purezza dei colori. A sinistra, guardando l’altare maggiore, è collocata una pala datata 1508, raffigurante, nel pannello centrale, il transito della Vergine, opera di Pietro Belverte da Bergamo. A destra, invece, c’è una pala raffigurante, nel pannello centrale “La Santissima trinità e i Santi”, dove i personaggi sono inseriti in una scenografia di figure tutte solennemente in primo piano. L’opera, nella sua gran parte, è attribuita dal Salazar a Fabrizio Santafede, pittore napoletano vissuto tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600. Le opere custodite nelle chiese, sono un patrimonio storico-artistico e appartengono in qualche modo all’intera umanità.
Ersilia Di Palo
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