Laura Mazzella: un’artista timidamente abile
di Valeria Aiello
Un sorriso smagliante, una folta chioma bionda e una insolita luce negli occhi di una donna che racconta, nel suo intimo laboratorio sito nel centro storico di Napoli, la sua arte con l’entusiasmo di una bambina. Laura Mazzella, napoletana di quel Vomero che fu caro a pittori e scultori, ci svela il suo mondo fatto di una forte carica creativa, una singolare manualità e una laurea in Beni Culturali. Figlia di padre scultore, di madre e zii pittori, Laura cresce e sviluppa il suo dono in una atmosfera intrisa di arte e insegnamenti che hanno segnato il suo destino. Approda così alla scultura e per esprimere la sua creatività sceglie l’argilla, una sostanza “difficile da modellare, che va rispettata in tutti i suoi tempi” ci spiega l’artista…
Figlia d’arte cominci prestissimo a dare vita alle tue creazioni…
“Fin da piccola sentivo dentro di me questa spinta creativa grazie a mio padre, agli insegnamenti di mia madre e alla presenza di mia zia pittrice. Non ero ancora cosciente delle mie possibilità ma il tempo, gli studi e la dedizione mi hanno aiutata”.
Chi ha segnato la tua formazione in particolare?
“Ho avuto la possibilità di frequentare per 20 anni la critica Palma Bucarelli che soggiornava nella nostra casa vacanze a Palinuro. Per me era come una zia e starle accanto significava guardare il mondo da un’altra prospettiva. I paesaggi, le rocce, il mare o una semplice mostra venivano descritti in modo tale da farmi riflettere e guardare con occhi diversi. Lo stesso valeva per gli incontri con Argan e Marcello Venturoli”.
Quale è stata la tua prima creazione e quando hai capito di avere questo dono?
“Frequentavo la scuola media, durante le ore di artistica, creai i miei primi bassorilievi con il das, su una tavoletta di legno, prediligevo volti. Avrei voluto continuare i miei studi scegliendo il liceo artistico, ma mio padre me lo impedì perché sosteneva che l’arte era dentro di me e avrei potuto riprenderla in qualsiasi momento e luogo. Per cui feci il liceo scientifico per poi approdare al corso di laurea in Conservazione dei Beni Culturali”.
In questi anni hai avuto modo di sviluppare al meglio quella che poi diventerà la tua arte…
“Nel corso della mia vita ho provato varie esperienze tecniche e artistiche come il patchwork ad esempio, anche se poi ho scelto di manipolare l’argilla. Mi piaceva sperimentare, creavo e creo soprattutto per una esigenza personale. Ho aperto il mio laboratorio molto tempo fa, ma solo di recente e sotto la spinta di cari amici ho esposto le mie opere, non per paura di essere giudicata , ma per timidezza”.
E arriviamo ad oggi: attualmente sei nota per due mostre in particolare…
“Dopo innumerevoli spinte ho deciso di esporre le ultime opere ispirate alla favola de “Il Piccolo Principe”, in una mostra presso la Galleria di Arti Decorative a Napoli, dal titolo “La materia di un sogno”, per la quale, e colgo sempre l’occasione di ringraziarlo, Stefano Causa, illustre docente di storia dell’arte, ha scritto il testo. Si tratta di ceramiche dipinte, piccoli pezzi con cui racconto “con un nuovo commento”un testo che per me non ha tempo. Inoltre sono presente con 3 opere alla Rassegna Internazionale d’Arte nella prestigiosa Galleria della Radio Nazionale Slovacca Galéria Slovenského Rozhlasu a Bratislava dal 21 dicembre al 20 gennaio curata da Eleonora D’Auria”.
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