L’acqua, il Bambino, le ciliegie
La sacra famiglia del Vanni in mostra al Museo di San Martino
La Madonna delle ciliegie. Un Riposo nella Fuga in Egitto nel Museo di San Martino: è questo il titolo della nuova mostra, inaugurata lo scorso 18 gennaio alla Certosa.Pezzo forte dell’esposizione è il dipinto, della metà del Cinquecento, del senese Francesco Vanni (1563-1610), che raffigura un’istantanea dell’esodo famigliare di Gesù bambino. L’opera è proprietà del museo napoletano dal 1880, come dono dalla famiglia Caracciolo d’Avellino alla struttura. Rimasta a lungo negli archivi, la tela è stata rimessa a nuovo nei laboratori del museo, grazie a un attento restauro (a detta di una delle curatrici, Ileana Creazzo, era assai danneggiata). Troneggia ora nella sala della Spezieria della Certosa, insieme a una selezione di sedici incisioni, donate dai Ferrara Dentice, e due ritratti dei principi d’Avellino.
Realizzate tra Cinquecento e Ottocento da artisti europei, le opere sono accomunate dal tema della ‘fuga in Egitto’. Durante l’inaugurazione, la Creazzo ha sostenuto di aver scelto, insieme alla collega curatrice Annalisa Porzio, quei pezzi in cui l’iconografia sacra veniva interpretata in maniera personale: ognuno rimanda a suggestioni differenti, attraverso un immaginario complessivo sapiente e mutevole. Il quadro del Vanni è una riproposizione del Riposo nella Fuga in Egitto di Federico Barocci (1535-1616), esposto alla Pinacoteca Vaticana: a sua volta, questi si era ispirato alla Madonna della Scodella del Correggio. I tre autori ‘sceneggiano’ un episodio riportato in uno dei quattro Vangeli apocrifi dell’infanzia di Gesù, attribuiti all’evangelista Matteo: durante una sosta nel deserto, Gesù bambino ‘evoca’ un ruscello d’acqua miracoloso, per dissetare la sua famiglia. I tre hanno così modo di rinfrancarsi, banchettando coi frutti che il deserto offre loro (nella versione più ‘fedele’ del Correggio si tratta di datteri). Sia Barocci che Vanni introducono le ciliegie, il pane, un paesaggio italico sullo sfondo. Una serena scampagnata nella forma, un eco a un fato doloroso tra le righe. Come spiega la Creazzo: “le ciliegie alludono al sangue versato, il pane al rito dell’eucarestia, la Madonna, che distoglie lo sguardo incupita, a un infausto presagio”. La mostra resterà aperta fino al 18 marzo. Le opere esposte, la Certosa col sole e la vista dal belvedere di San Martino valgono assai di più del prezzo del biglietto. Buon divertimento.
Anna Sirica
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