La realtà dietro il velo
La prima del film di Ozpetek al cinema Plaza
Tra gli scenari anche la Certosa di San Martino
Uscito nelle sale italiane il 28 dicembre,“ Napoli velata” di Ferzan Ozpetek, prodotto dalla Warner Bros. Italia, la cui Prima si è svolta al cinema Plaza al Vomero con la partecipazione di tutto il cast, racconta di una città sospesa tra realtà e superstizione, tra sacro e profano.
Una sorta di analisi romanzata e noir che è contemporaneamente avvolta da un alone di magia e amore. Un amore che si concretizza nei vari aspetti e ambiti della pellicola, quello passionale tra i due ragazzi, quello del popolo nei confronti della città e tutte le sue sfaccettature o contraddizioni e quello più folle e particolare che si acutizza nella “Figliata dei Femminielli”.
Questa particolare rappresentazione rituale affonda le proprie radici nel cuore di antiche pratiche religiose risalenti all’epoca tardo magno-greca, durante la quale si diffuse in tutto il sud Italia, in particolare nella zona di Napoli, Cuma, Pozzuoli e Baia, dove furono eretti numerosi templi per il culto della grande Madre Cibele che aveva come unici servitori individui che si erano evirati per imitare il gesto compiuto dal dio Attis figlio/amante della dea. La “Figliata dei Femminielli” già descritta nel libro “ La pelle” di Curzio Malaparte e portato in scena nell’ omonima pellicola di Liliana Cavani, consiste nel simulare il parto: un femminiello si sdraia su un letto mimando gesti tipici del rito e mette alla luce il proprio bambino (solitamente una bambola o un fallo enorme), accompagnato dai lamenti di altri femminielli che emettono particolari suoni detti Taluorno o Trivolo, propri delle lamentazioni funebri, ampiamente diffusi in tutto il Sud. La rappresentazione scenica si svolge al di là di un velo, poiché in questo rito tradizionale l’aspetto più importante da considerare è il sentire non il vedere. La ‘nascita’ viene festeggiata con babà e vermouth. Proprio da questa rappresentazione, la storia si dipana attraversando vicende che ruotano attorno alle esistenze di Adriana (Giovanna Mezzogiorno) e Andrea (Alessandro Borghi), travolti al loro primo incontro da una irrefrenabile passione, che si ritrovano loro malgrado coinvolti nella trama di un delitto.
Ferzan Ozpetek ci racconta delle ragioni che lo hanno portato a girare il suo film a Napoli, la motivazione principale è che nel periodo in cui portò al San Carlo la sua “Traviata” aveva rubato un pezzo di cuore alla città e si era ripromesso di tornare per restituirlo, ma il fattore scatenante è stato l’assistere proprio alla Figliata dei Femminielli : “Quattro anni fa stavo facendo la Traviata a Napoli. Un mio amico mi ha portato in giro per la città, mi raccontava dove Carlo III era sceso da cavallo, la Storia mischiata alle credenze. Mi ha poi invitato a casa sua dove c’era la Figliata. Lì ho capito cos’è il mistero della città, l’ambiguità delle cose. A un certo punto un personaggio, anche inquietante, ha portato un velo e ha detto: “Adesso dovete intravedere e sentire”. Ma chi mette in atto la Figliata la fa sua, ogni Figliata è diversa”.
In una città sospesa tra magia e realtà, ragione e superstizione, moltissime sono state le location partendo da via Calabritto al palazzo del principe Caracciolo fino ad arrivare a Piazza dei Martiri e del Gesù Nuovo, ovviamente Spaccanapoli e la Cappella di San Severo, ma anche il Vomero ha fatto da scenario al film con le riprese all’interno della Certosa di San Martino.
Un viaggio nel cuore ma soprattutto nel ventre di Napoli che, silente, attende che il velo venga scostato per generare la vera essenza della città.
Foti D.
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