La processione del giorno di Pasqua, la tradizione vomerese
In un’epoca in cui si tende a cancellare ogni memoria del passato, riscoprire le antiche tradizioni è utile a recuperare le origini delle comunità. Origini che sono storiche e culturali ma anche religiose. Non di rado, infatti, la difesa della tradizione viaggia di pari passo con la riscoperta degli antichi riti religiosi che cementano nel tempo l’identità di tante comunità italiane. Al Vomero, ad esempio, in piazzetta Andrea Belvedere, è possibile rinvenire tracce di identità e di memoria religiosa visitando l’Arciconfraternita del Santissimo Rosario che ogni anno dà vita alla tradizionale processione del giorno di Pasqua. L’Arciconfraternita ha origini antichissime che risalgono addirittura a metà del cinquecento. Furono dei contadini devoti della Madonna del Rosario a fondarla, nel 1570, all’interno del convento dei domenicani di Santa Maria della Libera. Solo nel 1689, però, con la Bolla di Innocenzo XI, la Congrega poté fregiarsi a tutti gli effetti del titolo di Arciconfraternita che nacque e si sviluppò nel tempo con scopi caritatevoli, come l’aiuto dei bisognosi o l’assistenza agli ammalati, ma tenne sempre vivo il culto dei morti. Oggi l’Arciconfraternita è retta dal governo presieduto dal Superiore Giovanni Fenderico che, con il prezioso aiuto degli altri confratelli, ha restituito gli ambienti di Piazzetta Belvedere al loro antico splendore. Il restauro degli splendidi affreschi del settecento, della Cripta e degli antichi altari ha fatto dell’Arciconfraternita uno dei luoghi suggeriti nei percorsi del Maggio dei Monumenti. “Abbiamo anche provveduto – ricorda Fenderico – al restauro delle quattro statue (Gesù, la Madonna, San Giovanni Evangelista e Santa Maria Maddalena) che si trovano nella cappella dell’Arciconfraternita e che ogni anno vengono portate in processione il giorno di Pasqua”. Già, la processione. Nata a metà del settecento, nel 1969 venne sospesa per ordine dell’allora Cardinale Ursi che temeva che l’alto numero di partecipanti potesse paralizzare oltremodo le strade del quartiere. Solo nel 1993, per la ferma volontà e l’impegno di Giovanni Fenderico, la processione è tornata ad attraversare le strade del quartiere restituendo ai vomeresi una tradizione che si ripete ogni anno la mattina di Pasqua. “La processione – continua Fenderico – coinvolge migliaia di persone e si snoda per le strade del Vomero. Si parte dalla sede dell’Arciconfraternita per raggiungere, attraverso Via Annella di Massimo, il borgo di Antignano. Da lì, percorrendo via Luca Giordano e via Scarlatti, si arriva in piazza Vanvitelli per poi fare ritorno in sede. Il momento più importante della funzione si svolge a largo Antignano, dove, al volo delle colombe, avviene l’incontro tra la Madonna e Gesù risorto”. L’incontro tra Gesù e la Madonna è preceduto da un antico rito che vuole che sia Gesù ad uscire per primo, la mattina di Pasqua, dall’Arciconfraternita. Dopo un lungo giro per le strade del Vomero la statua viene portata presso la Chiesa di Santa Maria del Soccorso all’Arenella. Intorno alle 11 poi, da Piazzetta Belvedere, escono in processione la Madonna, Santa Maria Maddalena e San Giovanni Evangelista che si dirigono in Largo Antignano. A Gesù, che nel frattempo è arrivato in Via Arenella, vanno incontro Maria Maddalena e San Giovanni Evangelista che ritornano poi ad Antignano per comunicare alla Madonna la notizia della resurrezione. A tal proposito, per comunicare il lieto annuncio, le statue di San Giovanni Evangelista e di Maria Maddalena vengono simbolicamente inclinate in avanti al cospetto della Madonna.
L’antichità e la particolarità di tali riti, unitamente al gran seguito che la processione vomerese ha sempre avuto, colpirono profondamente anche il grande Eduardo De Filippo. “Nel film “Napoli milionaria” – racconta Fenderico – le scene di processione che si vedono alla fine del film riguardano proprio l’arrivo delle statue in Largo Antignano. Eduardo volle che fossero riprese dal vivo ed inserite nel film”.
Giuseppe Farese
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