LA PERSONALITÀ POLIEDRICA DI PAOLO RICCI
Paolo Ricci, soprannominato, dai suoi amici, “ il Normanno” per il suo aspetto fisico, nasce a Barletta nel 1908; il padre è fabbro e la madre casalinga. Si trasferisce con la famiglia nel 1917 a Napoli, dove vive fino alla morte, avvenuta nel 1986. Il suo famosissimo studio-casa a Villa Lucia, una delle ville più panoramiche di Napoli, situata al Vomero, accanto al parco della Villa Floridiana, dove risiede dal 1938 insieme con la moglie Piera, è, durante gli anni del regime, un luogo di ritrovo degli intellettuali che si opponevano al fascismo. Nel dopoguerra diventa un cenacolo culturale, dove si riuniscono personalità della cultura italiana e internazionale. Lo frequentano pittori, architetti, politici, uomini di teatro. L’elenco sarebbe lungo. Ricordiamo gli scrittori Raffaele La Capria e Luigi Compagnone e tra gli stranieri Marx Ernst e Pablo Neruda, del quale Paolo Ricci contribuirà a far pubblicare, nel 1952, le poesie d’amore “Los Versos del Capitan”. È, dagli anni trenta del Novecento, una delle figure più rappresentative della storia artistica e culturale italiana per aver tenuta alta la cultura di Napoli, contribuendo a valorizzare e a far conoscere artisti napoletani e dell’Italia meridionale. È, nel contesto difficile del Novecento, uno degli intellettuali più attivi (nella pittura e in politica) insieme con grandi nomi tra i quali figurano- come esempi non esaustivi – Carlo Levi, Renato Guttuso, Annamaria Ortese, Raffaele Viviani, Aldo Masullo, Eduardo de Filippo, che diventa suo grande amico. Paolo Ricci partecipa, nel 1928, al movimento d’avanguardia dei “Circumvisionisti”, di derivazione futurista. L’anno dopo redige, con Carlo Bernari e Guglielmo Peirce, il Manifesto dell’Unione Distruttivisti Attivisti, nel quale si propugna la distruzione dell’arte borghese e di un’estetica fondata sul bello e l’adesione alla scienza e alla tecnologia contemporanea. Le sue prime opere sono espressioniste astratte. Dopo la sua pittura diventa figurativa e realista. Intanto dipinge una serie di ritratti di amici, di pittori e di scrittori, ritratti caratterizzati dall’introspezione psicologica dei personaggi. A partire dal secondo dopoguerra l’arte di Paolo Ricci si orienta verso temi sociali. La condanna delle ingiustizie e degli orrori della guerra è testimoniata dall’opera intitolata “Bombardamento all’Arenella (1943). Nel 1951 aderisce alla seconda mostra “L’arte contro la barbarie”, confermando la sua partecipazione al dibattito artistico italiano. In questi anni Ricci pone grande attenzione al paesaggio urbano, dandone una descrizione fedele. A partire dagli anni sessanta nei suoi quadri si riscontrano atmosfere metafisiche come nel dipinto “Paesaggio napoletano con cupola verde”. Le competenze di Paolo Ricci però sono molteplici. Così al profilo di pittore, di giornalista, di politico, di critico d’arte e di critico letterario si aggiunge anche l’interesse per lo studio della storia e della cultura napoletana. A lui si deve la prima inchiesta giornalistica sulla camorra, pubblicata su “Vie Nuove” nel 1959. Con particolare perizia e passione Antonio Grieco, amico e allievo del grande artista-critico, nonché studioso della sua complessa opera, ha scritto un libro sulla personalità e sulla variegata produzione artistica di Paolo Ricci.
Camilla Mazzella
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