La musicoterapia per guarire
Le Associazioni “Il Grido Universale” e “MadaMadà Eventi” hanno lo scopo di diffondere e dare origine a un movimento creativo intorno alla disciplina della Musicoterapia. Questa è l’idea che ha ispirato le associazioni ad organizzare il Convegno di Musicoterapia dal titolo “Le influenze della musica sul divenire dell’uomo. Gli effetti neurobiologici della musica come terapia nelle malattie neurodegenerative”, che si terrà il 28 novembre fino 18.00, presso l’Antisala dei Baroni – Maschio Angioino. L’evento nasce con lo scopo preciso di divulgare non solo esclusivamente agli “addetti ai lavori” (cioè i musicoterapisti, appunto) le potenzialità di tale disciplina in suddetta prospettiva applicativa, ma di farla conoscere alla più vasta platea di medici, psicologi, neurologi, terapisti della riabilitazione, e di quanti altri avessero interesse ad approfondire la tematica della musica come terapia. Il convegno cade nel decennale della scomparsa di Gianluigi di Franco, al quale è dedicato l’evento, esponente di spicco della musicoterapia napoletana nonché musicista di fama internazionale. Oltre ad essere cantante, compose “Kalimba de luna” per Tony Esposito che vinse nel 1984 un disco per l’estate. Gianluigi di Franco fonda a Napoli il C.R.M. Centro Ricerche di Musicoterapia. Oggi ci sono innumerevoli definizioni di musicoterapia. A questo proposito abbiamo intervistato il Professore emerito di neurologia Vincenzo Bonavita, Presidente della Clinica Hermitage Capodimonte, il quale espone la sua idea sulla Musicoterapia e chiarisce alcuni suoi aspetti.
Professor Bonavita che cos’è secondo Lei la musicoterapia?
“La musicoterapia è una disciplina che utilizza la possibilità di lavorare direttamente sul livello emotivo-relazionale del paziente con un impatto diretto sulle funzioni nervose superiori del cervello (memoria, linguaggio, orientamento spazio temporale ecc.). Naturalmente è indicata per i pazienti che hanno malattie neurodegenerative, nelle quali le disfunzioni cognitive ed affettive/emotive svolgono un ruolo cruciale nel generare la disabilità, ma possono trarne benefici anche persone con malattie psichiche come disturbi depressivi o ansiosi oppure coloro che, pur non affetti da malattie specifiche, hanno un notevole carico di stress psicologico dovuto a compiti emotivi, cognitivi e sociali percepiti come eccessivi”.
Lei pensa che la persona che segue un percorso di musicoterapia deve essere particolarmente predisposta per riceverne i benefici?
“Al momento non abbiamo dati sufficienti per potere affermare che caratteristiche peculiari di un individuo (per esempio tratti specifici di personalità, attitudine per la musica etc.) possano predire l’efficacia del trattamento. L’attività di musicoterapia viene programmata individualmente per ogni soggetto, secondo un piano terapeutico personalizzato in cui sono i musicoterapisti che stabiliscono il percorso più idoneo in base al quadro clinico. Il percorso terapeutico può essere effettuato individualmente o in gruppo”.
Professore lei consiglierebbe questo percorso ai suoi pazienti?
“Si, certo. Soprattutto in riferimento ai risultati che stiamo ottenendo”.
A quali risultati si riferisce?
“Da circa due anni è partito presso la nostra Clinica Hermitage Capodimonte un progetto pilota su un gruppo di pazienti affetti dalla Malattia di Parkinson coordinato dalla Dr.ssa Marianna Amboni, neurologa, con il supporto della Dott.ssa Luciana Mosca, musicoterapista e psicologa e della Dott.ssa Rosanna Forges Davanzati, musicista e musicoterapista, avvalendosi della loro esperienza accumulata in tanti anni di studi ed esperienze. Il nostro studio pilota – commenta la dott.ssa Marianna Amboni – è nato dall’esigenza di oggettivare con metodo rigoroso gli effetti motori, cognitivi ed emotivi della musicoterapia su pazienti con malattia di Parkinson. Un’idea che stiamo valutando – continua – è quella di verificare, con studi di risonanza magnetica funzionale di confronto pre e post-trattamento, gli effetti della musicoterapia sulla connettività cerebrale nei soggetti con la malattia di Parkinson” – conclude la Dott.ssa Marianna Amboni.
Speriamo a breve di far cambiare idea a chi, fino ad oggi, ritiene la musica soltanto un qualcosa atto a rallegrare momenti della giornata o come sottofondo alle diverse attività. Secondo i ricercatori la musica è invece un potente mezzo da comprendere sempre più per poterlo sfruttare al meglio e ottenere grandi benefici sia psichici che fisici”.
ANTONELLA AMATO
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