La libreria Scarlatti passione e romanticismo tra i libri
di Giuseppe Farese
Librerie che chiudono definitivamente i battenti (Fnac e Guida), librerie che rinascono on line (Loffredo), altre, infine, che aprono sperimentando nuove forme di partecipazione popolare (Io ci sto). C’è poi chi, come la libreria Scarlatti, mantiene orgogliosamente viva la tradizionale attività libraria anche in tempo di crisi. Tutto ciò grazie all’impegno dei coniugi Francesco e Rosa Morra che curano la libreria (aperta a luglio del 2010) con passione e dedizione. Una vita trascorsa tra i libri, quella di Francesco. Figlio d’arte, suo papà Vincenzo è stato il fondatore e l’anima della storica libreria Internazionale, che con Guida e Loffredo ha segnato nel profondo la vita culturale vomerese degli ultimi quaranta anni. <<Erano altri tempi quelli in cui muoveva i primi passi l’Internazionale – ricorda Francesco. Era soprattutto un altro Vomero in cui echeggiavano ancora i fasti delle due storiche librerie di Via Scarlatti, Bolognesi e Maone>>. Situata nella parte alta di via Scarlatti (proprio di fronte all’ingresso dei Salesiani) laddove gli alberi conferiscono all’ambiente una piacevole sensazione autunnale, la libreria Scarlatti si caratterizza per la sua natura dal forte sapore retrò. Entrando, infatti, si ha subito l’impressione di ritrovare la poesia ed il romanticismo delle librerie di una volta. Tutto è raccolto in poco spazio: i libri, il materiale di cartoleria, le riproduzioni di giocattoli in latta d’epoca. Su un tavolo, tra pile di libri, fa capolino un computer che rimarrà inutilizzato per tutto il tempo della mia visita. Francesco e Rosa usano annotare gli ordinativi dei clienti su semplici fogli per poi trasferirli su un quaderno. Il viavai di clienti è continuo e la maggior parte di essi mostra familiarità con i due librai. <<Nella relazione con i clienti – racconta Francesco – abbiamo puntato tutto sul rapporto umano e sulla fidelizzazione. Tanti preferiscono aspettare qualche giorno in più, e acquistare il libro da noi, piuttosto che comprarlo altrove dove il testo è già disponibile>>. La fidelizzazione dei clienti, la vicinanza di diverse scuole e del British Council fanno della libreria Scarlatti un importante punto di riferimento per l’acquisto di testi scolastici. Alla crisi di alcuni settori tradizionali della lettura, come la saggistica, si cerca invece di ovviare con scelte editoriali selettive e mirate: ampio spazio viene dato, ad esempio, al filone della “napoletanistica”. Accanto ai libri (è possibile trovarne anche usati), sugli scaffali della Scarlatti, si possono trovare riproduzioni di giocattoli in latta, graziosi giochi di legno e gli intramontabili giochi da tavolo: tutti oggetti che fanno la felicità degli amanti del vintage. <<Non parlerei però di crisi del libro – osserva Francesco – piuttosto direi che stiamo assistendo alla scomparsa della distribuzione tradizionale. Un tempo tutte le case editrici avevano un distributore. Oggi non è più così ed il fenomeno riguarda, naturalmente, anche la città di Napoli. Così, in taluni casi, siamo costretti ad ordinare i libri su internet con l’aggravio dei costi di spedizione. Ciò, naturalmente, disincentiva il cliente ad acquistarli per il nostro tramite>>. In tempo di crisi, però, una soluzione può essere quella di dar vita a sinergie sul territorio, creando spazi comuni dove promuovere la cultura. Da un’idea di Antonio Giusso e dalla collaborazione tra la libreria Scarlatti e la Fondazione Humaniter è nata così l’iniziativa dello “Spazietto”: cinque incontri al tramonto che si sono svolti nello scorso mese di luglio nello spazio antistante la libreria. Il ciclo di appuntamenti culturali, che ha avuto l’adesione della V Municipalità, si è concluso con la presentazione dell’ultimo libro di Maurizio De Giovanni.
<<Non mi accodo al coro di chi sostiene che le librerie sono finite. Il successo di iniziative come lo “Spazietto” – conclude Francesco – dimostra che tra le persone c’è ancora tanta voglia di cultura. Perciò credo che le librerie rappresentino ancora oggi degli insostituibili presidi culturali all’interno dei quali va necessariamente recuperato il rapporto personale con i clienti>>.
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