La grande bellezza di Sorrentino? Aver seguito il suo talento
di Alessandro Migliaccio – Editoriale
Paolo Sorrentino, vomerese nato e cresciuto in via San Domenico, ha rinunciato agli studi universitari in Economia e Commercio perché dentro sentiva una forte spinta verso quello che era il suo destino. Ad una sua amica che lo spronava a proseguire gli studi disse senza mezzi termini: “Lo vuoi capire che devo fare il cinema?”. Col senno di poi, oggi, all’indomani della vittoria dell’Oscar come Miglior film straniero ai Golden Globe, è facile dire che il regista napoletano abbia fatto bene a non studiare più e a mettersi in moto per affacciarsi nel mondo del cinema e seguire il suo talento. Ma nella vita non si agisce mai “col senno di poi”. Le scelte vanno prese tutti i giorni e nessuno ti dà la possibilità di tornare indietro nel tempo. Ognuno di noi deve scoprire in tempo il proprio talento e puntare tutte le fiches su di esso. Come ha fatto Sorrentino. Che per i giovani di oggi, secondo me, rappresenta un esempio soprattutto per questo motivo. Ha creduto in se stesso, e partendo dalla sua casa di via San Domenico, ha costruito il suo successo. Facendo sacrifici, prendendosi le sue responsabilità, litigando pure con gli amici che in buona fede cercavano di fargli capire che era un peccato abbandonare gli studi. La “grande bellezza” di Sorrentino è aver fatto vincere la valorizzazione del suo talento sulla doverizzazione di un percorso di studi pre-impostato. Ovvero sul “prendersi una laurea per lavorare”, il “pezzo di carta” senza il quale le porte del mondo del lavoro sembrano non aprirsi mai, è un mito da sfatare, soprattutto in una società come quella attuale in cui nella tempesta della crisi economica si salva solo chi s’inventa un lavoro, chi valorizza le proprie capacità, il proprio talento. Non a caso quando si parla di talento ci si riferisce all’immagine unica che ci definisce e con la quale siamo venuti al mondo: è la nostra carta d’identità esistenziale, la nostra tendenza naturale, il perno invisibile attorno al quale tutti noi ruotiamo e sul quale si fondano la nostra realizzazione e la nostra felicità. Il talento non lo si trova sforzandosi di cercarlo, ma solo lasciando che la vita accada nella sua naturalezza, senza che ci si ostini a incanalarla in direzioni prefissate, “logiche” o socialmente legittimate. Ogni volta che siamo infelici e insoddisfatti è perché stiamo deviando la nostra vera natura e con essa il nostro modo di essere unici. Quando seguiamo il nostro talento ci sentiamo attivi, creativi, felici. Nel momento in cui ci allontaniamo dal talento, travolti dai ritmi frenetici della vita, dai pregiudizi e dagli schemi di comportamento, è come se un “demone interno” ci richiamasse all’ordine attraverso segnali di disagio che vanno accolti ed interpretati. Che lo si chiami karma, destino o in altri mille modi: per ognuno di noi è importante seguire il proprio istinto. Solo così si potrà essere felici, ovvero essendo dei vincitori nel settore che più ci piace.
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