La comunicazione con i bambini
Quante volte il vostro bambino ha fatto esattamente il contrario di quello che gli avete chiesto? Quante volte avete dovuto ripetere le cose con risultati vani?
La comunicazione con i bambini non è affatto semplice, come ben sanno genitori e insegnanti. Capricci, indifferenza, continui “no” sono ben conosciuti da chi si occupa di infanzia. Spesso si chiama in causa il carattere del bambino, ma la soluzione è cambiare il modo di comunicare, evitando di commettere numerosi errori, che rendono la comunicazione vaga e inefficace. Uno degli errori più comuni è l’utilizzo del “NON”: sicuramente vi sarà capitato di dire “non correre!” e il bambino corre, vi arrabbiate e dite “ti avevo detto di non farlo”.
Bene, questo è un classico esempio di errata comunicazione. Lo stesso vale se vi scrivessi di non guardare il numero di pagina di questa rivista, nell’angolo in basso. Questo riguarda il funzionamento della mente umana: se dobbiamo negare qualcosa, dobbiamo prima sapere cosa stiamo negando, quindi come prima cosa riconoscerlo. Perciò, invece di dire al bambino cosa non deve fare, sarebbe bene iniziare a dire ciò che deve fare (“cammina piano” al posto di “non correre”). Un altro errore comune è quello di fargli domande che prevedono anche il NO come risposta. Se chiedete ad un bambino di andare a dormire mentre si diverte e gioca, probabilmente vi risponderà “no” e vi avrà messo in seria difficoltà. Se ad una domanda si può rispondere no, dovete essere pronti a ricevere anche quella risposta, senza pretendere che il bambino risponda esattamente come vorreste. Una soluzione è utilizzare due opzioni: “cosa vuoi fare prima di andare a dormire, leggiamo una favola oppure vuoi giocare altri 10 minuti?”; in entrambi i casi dovreste raggiungere lo scopo. Un altro aspetto riguarda il tono; non dovete urlare, altrimenti lo farà anche lui, né utilizzare toni cantilenanti o acuti. Così come bisogna fare attenzione ai messaggi corporei: le espressioni facciali o il corpo possono aiutarlo nella comprensione oppure possono confonderlo ulteriormente. Infine, bisogna sempre separare il comportamento dalla persona. Dire ad un bambino “non essere stupido” non solo è dannoso per la sua autostima, ma è anche piuttosto offensivo. Sarebbe meglio imparare a dire “non fare lo stupido”, così potrà capire che è il comportamento ad essere magari inappropriato e non lui stesso.
A proposito, prima vi avevo chiesto di non guardare il numero di pagina nell’angolo in basso, lo avete fatto?
Luca Pizzonia – Psicologo Psicoterapeuta
Commenti
No Banner to display
“Ponte di via S. Giacomo dei Capri: i soldi ci sono”
Aldo Masullo riceve la cittadinanza onoraria
Napoli Comics chiude i fumetti perdono la casa
Dai principi di Santobono all’Ospedale pediatrico
La moda al Vomero indossa il nastro rosa in favore dell’ Airc.