La Chiesa delle Donne a San Martino
Riapre a Napoli un capolavoro di fine ‘500
La direttrice del Polo museale regionale, Anna Imponente e la direttrice di Certosa e Museo di San Martino Rita Pastorelli, il 13 dicembre 2018, hanno aperto le porte della seicentesca Chiesa delle Donne, chiusa da 40 anni, appartenente al complesso della Certosa e del museo di San Martino.
Fu edificata intorno al 1590, negli anni del Priore Severo Turboli, per consentire alle donne di pregare, non potendo accedere alle chiese delle certose fin dall’istituzione dell’ordine.
La chiesa si trova all’esterno della Certosa, con annesso giardino, alla cui creazione partecipò il Priore Severo Turboli con l’intento di rinnovare l’intero complesso. Alla Chiesa delle Donne ha lavorato l’architetto toscano Giovanni Antonio Dosio, il quale si occupò anche di ristrutturare, tra fine ‘500 e inizio ‘600, la Certosa di San Martino. Il restauro ha riportato in vita la parte decorativa, dai colori molto vivaci, e quella architettonica dell’edificio.
Sul portone d’ingresso si trova il bassorilievo di “San Bruno in adorazione”. Appena si accede al complesso si nota il presbiterio e l’altare dei marmi; ai lati dell’altare viene collocata “L’Annunciazione” accompagnata dalla morbida plasticità dei quattro “angioletti”, realizzati verso la fine del ‘500.
È stata riscoperta anche la doppia pavimentazione originaria del XVIII secolo. Nella navata è presente un pavimento in cotto arricchito da una greca maiolicata, mentre nella zona del presbiterio nella pavimentazione sono inseriti elementi decorativi. Difficile è stata la ricerca dei quadri che un tempo allestivano l’altare e la navata poiché, nel 1806, all’inizio della dominazione francese (1806-1815), furono requisiti centinaia di dipinti della Certosa, alcuni dei quali furono poi restituiti nel corso del XIX secolo e altri addirittura nel XX secolo.
Ma grazie ad attenti studi di documenti e fonti storiche del XIX secolo, è stato possibile ripristinare il nucleo di tre opere: “San Bruno eremita”, di Massimo Stanzione, copiata poi da Tommaso De Vivo, databile al 1822 e posta sull’altare il cui scopo è richiamare il bassorilievo della facciata; “La Madonna con Bambino che appare a San Bruno”, di Giovanni Lanfranco, riferibile a Paolo Finoglio posta su un lato; mentre a destra si trova “Santa Barbara”, la cui recente pulitura ha rivelato la data della sua realizzazione risalente al 1583.
I lavori di restauro sono iniziati nel 2014, poi però interrotti e ripresi dopo due anni, grazie ai fondi Pon del Mibac. È stato possibile restaurare anche la facciata della Certosa sul largo San Martino e il chiostro grande, con i fondi Fesr 2014-2020 Cultura e Sviluppo ad opera dell’Ati di imprese Modugno, Minerva e Domus.
Daniela Dalli
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