L’ esempio del Vomero per rivalutare il Centro storico
di Aldo Costabile*
Quando nella primavera del 2011 abbiamo provato l’ebbrezza dello spazio ritrovato, nelle morbide forme delle panchine di pietra, nelle fioriere rigogliose, nelle ampie aree pedonali, nello sguardo regale e vigile della statua equestre di Vittorio Emanuele e nel materno incedere di Partenope ai suoi piedi, ci siamo subito sentiti orgogliosi e insieme preoccupati perchè depositari di un bene prezioso e fragile, in quanto destinato all’uso comune. Da questo sentimento è nato il Comitato per la tutela a la salvaguardia di piazza Bovio, che sta cercando di svolgere il suo compito nell’unica maniera civilmente possibile, cioè quella dell’apertura e del dialogo con le istituzioni e con il territorio, quindi attraverso la cooperazione con il Comune, la II Municipalità e la Camera di Commercio – ente che ha adottato la Piazza – per suggerimenti, segnalazioni ed attraverso iniziative tese a condividere con l’intera società civile il ritrovato orgoglio di appartenenza. La messa a frutto di questo sentimento, con il coinvolgimento dei residenti in primo luogo, dei commercianti, dei professionisti e di tutti coloro che vivono e sono interessati al decoro della piazza, ha costituito – sin dall’inizio – l’obiettivo del Comitato, ormai ricco di numerosi aderenti, ma sempre alla ricerca di nuove forze mosse dal comune desiderio di tutelare e salvaguardare questo bene, vanto dell’intera città di Napoli.
La Piazza insiste su un’area a ridosso del Centro Antico della città ed essa stessa è ricca di storia e di beni artistici che rappresentano un patrimonio che va assolutamente conservato, salvaguardato e tutelato dall’incuria e dal vandalismo ahime’ dominanti. La via per l’ottenimento di un risultato, apparentemente così ambizioso, è soltanto una: il coinvolgimento della cittadinanza attiva e sensibile affinchè partecipi con amore ed interesse alla conservazione di un bene tanto prezioso. Anche la presenza di una delle Stazioni dell’arte della Metropolitana è un motivo di attenzione in più per questo obiettivo.
La posizione strategica di Piazza Borsa, denominazione più familiare del sito che trae origine dalla presenza del bel Palazzo della Borsa Valori nel quale opera da sempre la Camera di Commercio, deriva dal suo collegamento alla zona della Stazione ferroviaria attraverso il Corso Umberto I, imponente strada realizzata tra la fine dell’800 e gli inizi dello scorso secolo. La funzione economica, artistica e storica della piazza costituisce un “unicum” che deve essere non solo salvaguardato, ma incrementato perchè la Piazza è il cuore pulsante della Città. Resta ancora la responsabilità di tutela nei confronti del ricco patrimonio storico-artistico presente nell’area bonificata con il Risanamento della città, seguito all’epidemia di colera del 1884: su una superficie di circa 980mila metri quadrati furono abolite 144 strade, abbattuti 56 fondaci, 422 isolati e distrutte 64 chiese. Per salvare i manufatti più significativi e soprattutto la memoria documentaria dei luoghi fu istituita una Commissione municipale di controllo sul progetto complessivo e sulle scelte operative, che, pur con molte difficoltà per la scarsa collaborazione della Società costruttrice, riuscì a salvare alcuni luoghi di culto, ad inglobare altre preesistenze (la Cappella di S.Apreno, la chiesa di S.Onofrio, parte del palazzo Garofalo) nei nuovi edifici o a reimpiegarle in altri contesti, come indizi della storia passata. All’interno della Commissione e attraverso riviste come “Napoli Nobilissima” agì con decisione l’intellettualità napoletana con uomini come Bartolomeo Capasso e Benedetto Croce. E proprio a quest’ultimo si deve il prezioso intervento sulla scelta della nuova toponomastica, che, accanto all’omaggio obbligato nei confronti delle Autorità responsabili dell’opera di risanamento, ripropose con pari dignità i ben più significativi nomi dei vecchi insediamenti (Dogana vecchia, Arte della lana, Sedile di Porto, Porta di massa, Loggia dei Pisani) e degli antichi mestieri (Chiavettieri, Calderari, Spadari, Taffettanari, Orefici) come parte fondante della storia cittadina. Sono passati oltre 100 anni da questo miracolo napoletano, che, sia pure tra luci ed ombre, ha cambiato il volto e la vita della città. Ed oggi viviamo un nuovo miracolo, quello della città sotterranea, della linea nuova della Metropolitana, che, ancora una volta con difficoltà simili a quelle del passato, ci ha restituito dopo tanti anni (11 nel nostro caso) di disagi e sacrifici, una Napoli più bella, più comoda, dignitosa e soprattutto più consapevole. Scavando nel sottosuolo, la metropolitana ci ha costretti a scavare, e non solo metaforicamente, nella ricchezza del nostro passato. Le stazioni dell’arte costituiscono oggi non soltanto uno straordinario servizio pubblico di mobilità cittadina, ma un’occasione di progresso culturale e civile affidata al potere salvifico della bellezza. Ancora una volta alla cittadinanza attiva spetta la responsabilità di vegliare su questa straordinaria opportunità, di farla germogliare, tutelandola ed arricchendola di nuovi duraturi sviluppi, prima che si trasformi ancora una volta in un’occasione sprecata. Ricordiamolo sempre: lamentarsi è facile, ma inutile; delegare è un atto di deresponsabilizzazione, quando si può prendere nelle proprie mani il futuro del proprio territorio e del benessere sociale. Se non ora, quando?
*Presidente del Comitato
per la tutela e la salvaguardia di piazza Bovio
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