Intervista esclusiva a Paolo Cannavaro: Napoli è nel mio cuore
Vomero Magazine ha il piacere di intervistare un grande campione di calcio: Paolo Cannavaro. Chi non conosce Paolo Cannavaro, figuriamoci qui a Napoli? Classe 1981, Paolo ha giocato nel Napoli come difensore fino al 2014 ed attualmente gioca nel Sassuolo, dove sta vivendo una straordinaria stagione di successi. Lo abbiamo contattato telefonicamente e con piacere abbiamo scoperto che, oltre ad essere un eccellente difensore centrale, è anche un papà attento e presente. Infatti dopo le fatiche dell’allenamento, si dedica alla cura dei suoi tre figli, in particolare della più piccola, preparandole la merenda pomeridiana.
Date le sue origini napoletane, oltre ad aver discusso degli aspetti sportivi relativi alla sua vita personale, gli abbiamo domandato cosa pensasse della città ed in particolare del nostro quartiere, il Vomero, in cui ultimamente la situazione per gli sportivi non è più tanto rosea, con la chiusura dello stadio Collana.
Quali sono le doti che deve avere un campione per giocare al calcio?
Io credo che la qualità principale sia l’umiltà e la dedizione al lavoro, dando valore a ciò che si fa. Con il tempo diventa un lavoro, ma io non ho dimenticato la passione e l’entusiasmo che mi hanno spinto e motivato sin dagli inizi della carriera. Quindi potrei dire che per essere un buon giocatore non bisogna dimenticare il bambino di una volta che giocava a calcio per divertirsi.
Il calcio ti ha dato tanto sicuramente, ma qual è la cosa a cui hai dovuto rinunciare per il calcio?
Ho rininciato alla mia adolescenza. Mentre tutti i miei amici uscivano per andare a divertirsi io non potevo perche dovevo giocare a calcio. Non sono mai uscito il sabato sera quando avevo 14/15 anni. Certo i sacrifici sono stati ripagati dai successi della mia carriera e sono ben felice di averli fatti.
Se Paolo Cannavaro non avesse fatto il calciatore cosa sarebbe diventato da grande?
Avrei voluto fare l’interior designer. Una volta a questa domanda ho risposto che volevo fare il bagarino al San Paolo, ma ovviamente scherzavo.
Sei napoletano, e hai avuto il privilegio di giocare a Napoli fino a qualche anno fa. Adesso che vivi in un’altra città, qual ė la percezione di Napoli che si ha dal di fuori e quali sono i cambiamenti più evidenti che la nostra città ha vissuto?
Voglio precisare che Napoli mi manca. In particolare mi mancano gli odori, il mare e il carattere dei napoletani. Mi manca la nostra naturale predisposizione alla chiacchiera, quei rapporti semplici. Ogni volta che torno a Napoli la trovo migliorata, con un tassello in più. Risulta evidente dalla quantità di stranieri che è diventata una meta turistica ambita. Napoli deve vivere di turismo e i napoletani devono amare di più la città, preservandola e adottando comportamenti che la valorizzino.
Hai mai giocato al Vomero, allo Stadio Collana?
No non ho mai giocato al Collana. Mio padre invece ci ha giocato tempo fa in una amichevole con il Napoli.
A febbraio, la sentenza del Consiglio di Stato, richiesta dal Consorzio Giano, di cui fai parte insieme a tuo fratello Fabio, a Ciro Ferrara e all’imprenditore Paolo Pagliara, ha rimesso in discussione la procedura di affidamento della gestione del Collana, che era stata affidata all’ATI Cesport, vincitrice della gara regionale.
Da allora la struttura sportiva più grande del Vomero è chiusa, penalizzando tutti gli amanti dello sport. Quale futuro intravedi?
Siamo soddisfatti della sentenza del Consiglio di Stato che ha ribaltato l’esito della gara a nostro favore. Attendiamo i chiarimenti richiesti dalla Regione. Essendo anche noi sportivi, comprendiamo il grande disagio di coloro che fino ad oggi non sono stati messi in condizione di praticare attività sportiva nel Collana. Il nostro obiettivo, una volta ricevute le chiavi dalla Regione, è realizzare finalmente il progetto di riqualificazione dell’intero complesso sportivo, al fine di garantire a tutte le Associazioni sportive un impianto sicuro, funzionante e di elevato livello qualitativo. Il Collana fa parte della storia della nostra città e vogliamo che diventi un centro polisportivo di eccellenza, il fiore all’occhiello del Vomero. Il nostro progetto prevede anche la riqualificazione dello spazio antistante piazza Quattro Giornate, sotto i gradoni degli spalti. Tuttavia questa è solo una parte del progetto, che mira a riqualificare tutta l’area sportiva (palestre, piscina, campo da calcio, pista di atletica) che fino ad ora versa in condizioni poco sicure.
Ho sentito voci che criticavano il nostro intervento perché guardavano solo all’aspetto commerciale dell’operazione. Io, mio fratello e Ciro siamo calciatori, sportivi prima di tutto, e ci teniamo a ripristinare, sviluppare e modernizzare la struttura sportiva. In foto ci sono le nostre proposte progettuali.
Cosa ti piace del Vomero?
È un quartiere molto signorile dove mi piace passeggiare con la famiglia. Adesso più di prima perché quando giocavo a Napoli, riuscivo a muovermi con maggiore difficoltà, sempre per il discorso che facevamo prima del carattere molto amichevole del popolo napoletano. Adesso che gioco in un’altra squadra, quando torno a Napoli, il Vomero è una tappa fissa per mangiare un gelato oppure per andare a trovare i miei amici. Il mio dentista ha lo studio al Vomero così come il mio tatuatore.
DI STEFANIA BERTUCCI
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