Intervista a Don Antonio del Vecchio. Viaggio nell’arte sacra
Il mese di maggio è passato da un pezzo e con esso molte delle lodevoli iniziative volte a rendere accessibile a tutti il ricchissimo patrimonio culturale della nostra città. Benché la maggior parte dei monumenti, delle chiese e degli edifici storici si trovino nella zona del Centro Storico, è possibile imbattersi in veri e propri gioielli anche nel territorio collinare. A tal proposito abbiamo incontrato Don Antonio Del Vecchio, Vicario della Parrocchia Santa Maria del Buon Consiglio a Confalone in Piazza Canneto, al confine tra i quartieri Arenella e Avvocata.
A dispetto dell’architettura moderna, la parrocchia ha una storia molto antica. A quando risalgono le sue origini?
“Ci sono due risposte: la parrocchia vera e propria venne istituita nel 1936 con un decreto ufficiale; dal punto di vista architettonico invece, sappiamo che è stata fatta una ricostruzione completa nel XIX secolo, ma è possibile spingersi a molto prima, per via dei documenti ritrovati in archivio. Leggiamo infatti che la Cappella di Confalone, così chiamata dal nome della strada attigua, risulta eretta dal Signor Annibale Cesareo, morto nel 1614. A ciò si aggiunge la testimonianza dell’affresco, databile tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600. Non è facile per gli storici restituire una data precisa, dal momento che l’edificio fu raso al suolo nel 1964, e anche le moderne strumentazioni non sono in grado di aiutare più di tanto”.
Da dove deriva il nome “Buon Consiglio”?
“È un titolo mariano: già con Papa Leone XIII (quindi prima del 1903) il titolo del Buon Consiglio alla Vergine rientrava nelle Litanie Lauretane, cioè quelle che si dicono alla fine del rosario. Alla nostra parrocchia fu conferito ufficialmente nel 1936, per via della tela omonima che era stata portata qui nel 1828; è interessante, in tal senso, notare che prima ancora della costruzione della parrocchia, la cappella veniva identificata come Cappella a Confalone, detta Del Buon Consiglio”.
Prima diceva che la parrocchia fu rasa al suolo. Nel 1965, stando a quanto afferma nel suo libro del 2006 “La Parrocchia Santa Maria Del Buon Consiglio a Confalone”, durante i lavori di sbancamento è stato ritrovato un affresco: può darci qualche notizia?
“Come già detto, l’affresco è databile tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600, questo perché lo stile è ancora rinascimentale; l’unico tratto barocco è il pastorale di San Gennaro. Egli è infatti uno dei soggetti ritratti, assieme a un altro santo con in mano una bandiera, identificato da alcuni come Sant’Agnello (o Aniello) e da altri come Sant’Antonio Abate. Personalmente, propendo per la prima ipotesi dal momento che Agnello/Aniello è compatrono di Napoli; in alto è rappresentata la Vergine col Bambino e al centro di questo triangolo è presente una torre con della vegetazione”.
C’è quindi un richiamo alla geografia del luogo?
“La mia opinione è che, sì, sia un richiamo alla zona. Anche perché dai carteggi consultati in archivio si parla del Principe di Canneto e il palazzo attualmente in piazza, datato 1912, deve necessariamente avere una fabbrica più antica. Si tratta di un edificio a cinque scale, delle quali le ultime due sono state aggiunte in epoca successiva. La parte centrale è la più antica e ritengo che l’affresco rappresenti ciò che una volta era lì”.
Qual è l’attuale stato di conservazione dell’affresco? Occorrono eventuali restauri?
“Dal 2007 lo stato è peggiorato, nonostante il restauro. Ciò è dovuto ai problemi del manto stradale sovrastante; è stata fatta regolare denuncia all’autorità competente che dopo due anni ha effettuato qualche intervento parziale, che però non ha risolto definitivamente il problema”.
La Chiesa conserva altre opere d’arte e reliquie?
“Sì, due angeli detti reggicortina, che provengono dalla scuola di Tino da Camaino. Oltre alla tela del “Buon Consiglio”, c’è poi quella del “Buon Cammino” datata 1794, che è anche un importante documento per la ricostruzione delle vicende della parrocchia”.
Oltre al culto della Vergine, sono presenti altre forme di devozione popolare nel territorio?
“A livello popolare il culto è senz’altro mariano. Storicamente è doveroso ricordare anche San Gennaro, dal momento che qui al Vomero ci sono molte testimonianze legate al suo culto. Questo perché ci troviamo in un luogo di passaggio che da Pozzuoli consentiva di raggiungere Capodimonte: le ossa del Santo infatti sono state traslate proprio da questi due luoghi prima di raggiungere la cattedrale”.
Cosa pensa dello stato di degrado in cui versano molte delle stupende chiese della città? Ad esempio Sant’Agostino alla Zecca, oppure, senza spostarci troppo da Piazza Canneto, la Santissima Trinità alla Cesarea?
“Sono sconfortato e avvilito. Per tutto il 1800 e il primo quarto del 1900 la Santissima Trinità è stata la Parrocchia della zona, e metteva in comunicazione quella dell’Arenella (Santa Maria del Soccorso nell’attuale Piazza Muzii) con Santa Maria dell’Avvocato (oggi San Domenico Soriano a Piazza Dante). Aveva dunque un ruolo importantissimo ed è grazie ad essa che ho trovato notizie sulla nostra chiesa: una volta – a differenza di oggi! – si facevano delle visite pastorali in cui la parrocchia “fotografava” tutto ciò che c’era nella zona: palazzi, numeri civici, edifici di culto… Prima si elencava tutto, oggi stiamo perdendo la memoria di tante cose”. Si ringrazia sentitamente il Parrocco Don Francesco Piccirillo.
GABRIELE BASILE
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