Intervista a Paolo Scutellaro
Il Vomero, il mare e la vela
Tre titoli mondiali e numerosi altri trofei in campo internazionale. E anche ruoli da dirigente, su tutti quello di team manager di Mascalzone Latino in America’s Cup. Paolo Scutellaro ha dedicato una vita alla vela, con risultati ragguardevoli. Dedicato a chi pensa che il Vomero e le regate abbiano pochi punti di contatto: “Ma non è vero. Noi vomeresi il mare lo vediamo appena ci affacciamo da quella splendida finestra naturale che è via Aniello Falcone. È una posizione privilegiata per vedere il mare, già vedere e sognare le vele è un inizio”, dice il velista classe 1967. “Da ragazzo bastava una funicolare per arrivare nella zona dei circoli, anzi spesso scendevo percorrendo le scale da San Martino. Da questo punto di vista, Napoli agevola e facilita l’arrivo al mare. Arrivare a via Partenope non è mai stato un grosso problema”.
Scutellaro, quello con la vela è stato un colpo di fulmine?
“Sì, ho iniziato da bambino. Sono più quarant’anni che vado in barca a vela, è uno sport che continua a piacermi e che continuo a sognare. Occupa metà della mia vita, l’altra metà è il mio lavoro da consulente aziendale”.
Un velista laureato. Eppure coniugare sport e studio in Italia sembra più difficile che altrove…
“Sono d’accordo. Io stesso ero ostacolato dalla scuola, facevo uno sport che toglieva tempo allo studio e mi trovavo spesso contro i docenti. È un problema molto attuale, non mi sembra che la scuola e la formazione si siano dotate di strutture e regole che vengano incontro agli studenti-atleti. Per non parlare di strutture…”.
Il caso Collana è una ferita che sanguina…
“In qualsiasi città del mondo questo problema sarebbe stato risolto da tempo. Probabilmente non si sarebbe neanche arrivati a questo punto. Mi sembra che in Italia ogni questione venga affrontata dal punto di vista della politica e non viene trasformata in un’occasione per la cittadinanza. Occorre un cambio culturale e di mentalità”.
Che ricadute ha la chiusura di un impianto come il Collana?
“Enormi. Meno sport vuol dire meno partecipazione, meno confronto, meno crescita e anche meno ipotesi di lavoro e business. È un problema che riguarda la città di Napoli anche in un settore come la nautica”.
Anche in questo ambito si sta perdendo terreno?
“Mi sembra che Napoli sia molto indietro. L’indotto che gira intorno al nostro settore è smisurato. Parliamo di uno dei pochi settori in crescita: nautica non è solo agonismo sportivo ma turismo, progettazione, cantieristica, industria. C’è un mondo intero dietro una barca, mi chiedo come sia possibile che una città riversa sul mare fin dal Vomero non viva soltanto di questo”.
Soluzioni, Scutellaro?
“Credo che ci sia sempre più bisogno di persone che vedono il mare come una risorsa”.
Lei negli anni scorsi s’è impegnato in prima persona…
“Ad Auckland, in Nuova Zelanda, candidai Napoli per la Coppa America 2007. Parlai con i vertici di Alinghi, chiesi loro di attenzionare Napoli per l’edizione seguente della manifestazione. Da lì partì un’operazione che ha trovato numerosi ostacoli nella politica: credo che in quel caso non fossero state abbastanza coinvolte le persone competenti, quelle che del mare hanno fatto una professione e un’attività. E la Coppa andò a Valencia”.
Poi la seconda candidatura per la Volvo Ocean Race, regata di caratura internazionale.
“Speravo che Napoli potesse essere la tappa di partenza della regata. Ci lavorai insieme all’assessorato al Turismo, ma la candidatura si fermò quando saltò la giunta. Fu la sconfitta della progettualità a lungo termine”.
Anche le Universiadi sono un’occasione che si sta perdendo?
“Difficile dare giudizi, mi sembra che le premesse non siano delle migliori. I tempi sono strettissimi, vedo poca comunicazione e poca programmazione in vista di un evento che è secondo soltanto alle Olimpiadi e forse pari alle Olimpiadi invernali come partecipazione. Se vedo il Collana chiuso, un po’ il simbolo negativo di quest’ultimo anno e mezzo, è chiaro che sono un po’ spaventato”.
Torniamo alla vela: cosa sogna oggi?
“Fare bene la prossima regata e possibilmente vincere. E vedere Napoli diventare attrattrice di eventi internazionali, significherebbe dare soluzione ai problemi occupazionali”.
Marco Caiazzo
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