Intervista a Blasco Pisapia: L’architetto vomerese che ha progettato Paperopoli
C’è una piccola cittadina di fantasia che ha accompagnato, e accompagna ancora, generazioni su generazioni di appassionati Disney. Si tratta di Paperopoli, la città di Paperino. Una delle più famose al mondo. Della cittadina esiste una piantina turistica e l’ha disegnata un artista tutto vomerese: Blasco Pisapia. Un architetto dedicato al disegno che ha applicato i suoi studi anche alla rappresentazione grafica dei singoli appartamenti paperopolesi con tanto di arredi del deposito di Zio Paperone o della villetta con giardino di Paperino e i suoi nipotini Qui Quo e Qua. Da 18 anni trapiantato a Milano, Blasco, oggi cinquantenne, ricorda la sua formazione a Napoli dalla scuola media, la Giulio Cesare, al liceo Sannazaro, per arrivare alla laurea in architettura
Quando è nata la tua passione per il disegno?
“Da ragazzino spesso trascorrevo momenti di svago in Floridiana e portavo sempre con me un taccuino. Uno strumento dove amavo disegnare partendo da elementi semplici come un albero. Ma ho disegnato tanti luoghi nei quali ho vissuto. Il bello è che quando li metti su carta te ne appropri in modo diverso dal solito”.
Hai quindi sùbito mostrato la tua attitudine per il fumetto?
“Si, appena finiva lo studio iniziava Paperino! Ma per perfezionarmi sono stati fondamentali gli studi universitari. Ho costruito un importante bagaglio tecnico-artistico che poi ho applicato alla mia professione. Le prime prove le ho fatte insieme ad un amico a via Cimarosa realizzando copie e inchiostri. Poi ho iniziato ad inviare i miei lavori al settimanale Topolino. Era il 1988”.
Come è andata?
“I primi disegni non sono stati scelti dall’allora direttore Giovan Battista Carpi, una vera istituzione disneyana in Italia. Ho cercato di migliorarmi e ci ho riprovato dopo un paio di anni…ma ancora nulla”.
Ma non ti sei mai fermato, hai insistito per realizzare il tuo sogno.
“Ho provato e riprovato fin quando, nel 1997, mi sono rivolto direttamente al caporedattore di Topolino che in quel periodo si occupava di mensili esterni Disney, Massimo Marconi. Così finalmente, nel 1998, ho potuto disegnare la mia prima avventura di Paperinik ed ho iniziato anche a scrivere le storie ed inchiostrarle”.
Da quel momento hai cominciato a sviluppare i tuoi progetti ed a coniugare i tuoi studi con la tua passione.
“Ho iniziato a scrivere una rubrica su Topolino, “Tutti a casa di…”, nella quale descrivevo, con l’ausilio dei disegni, gli interni delle case dei paperopolesi illustri. L’anno successivo mi sono cimentato con il Disney Global Publishing, un progetto attraverso il quale ho realizzato le mappe di Topolinia e Paperopoli”.
Ma non ti sei fermato qui!
“Era solo la partenza. Pochi anni fa, infatti, insieme a Valentina De Poli, oggi direttore di Topolino, abbiamo ideato una vera e propria guida turistica di Paperopoli, sviluppando itinerari tematici con i monumenti della città che erano sempre stati descritti in maniera confusa”.
Questo lavoro ti ha portato successo anche all’estero.
“In effetti in Francia hanno raccolto tutte le rubriche realizzandone un unico volume. Spero presto facciano qualcosa di simile anche in Italia. Il mio lavoro è stato utilizzato anche per la realizzazione di un plastico, un modello 3d della pianta della città venduto nelle edicole”.
Non mancano le storie tradizionali.
“Il mio lavoro regolare è quello di disegnatore. Spesso però scrivo anche soggetti e sceneggiature per altri colleghi. Proprio nelle ultime settimane sono state pubblicate due mie storie per il settimanale”.
Non solo Disney, però, hai realizzato anche la trasposizione a fumetti del romanzo di padre Gennaro Matino “Il Pastore della Meraviglia”.
“Si tratta di un lavoro al quale sono molto legato perché nell’argomento trattato, il presepe napoletano, ho potuto inserire numerosi temi che provengono da esperienze personali. Non accade spesso”.
Di recente ti abbiamo visto protagonista al Mann.
“E’ stato un modo per tenere un piede a Napoli. Il direttore del Museo Archeologico, Paolo Giulierini, da quando si è insediato, ha coinvolto tante forze e io ho avuto l’opportunità di partecipare al progetto Obvia (Out of Boundaries, VIral Art dissemination), che si occupa di disseminazione virale dell’arte al di fuori dei luoghi usuali. Così ho realizzato l’albo “Nico e l’insolubile problema…egizio”, un fumetto dedicato ai piccoli visitatori del Museo”.
Non ci resta che armarci di fantasia e iniziare una bella passeggiata nella città dei paperi. Il deposito di Zio Paperone ci aspetta!
Giuseppe Porcelli
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