Intervista a Benedetta Valanzano

La Duchessina Elisa che diverte con Montesano
“Vincenzo Salemme è stato un padre artistico”
Oggi è la sensuale Duchessina Elisa ne “Il Conte Tacchia”, domani chissà quale ruolo la attende. Nella vita reale è Benedetta Valanzano, attrice polivalente, assoldata da Enrico Montesano per la messa in scena della celebre commedia di Sergio Corbucci, datata 1982. “Abbiamo un cast ormai affiatato. Dopo il Marchese del Grillo, Montesano ha, infatti, confermato l’intera squadra ed eccoci qui, per una nuova avventura iniziata con il piede giusto, già con la Prima ad Assisi”.
Come è lavorare con un’icona come Montesano?
“C’è solo da imparare. Sono ormai 3 anni che collaboriamo. Si è creato un gruppo solido, quasi una compagnia stabile che diventa una seconda famiglia. Si finisce, infatti, con il passare più tempo con i colleghi che con i propri cari, condividendo con loro gioie e dolori”.
Interpreti un ruolo divertente, ma non è stato sempre così nel corso della tua giovane carriera.
“In effetti la Duchessina Elisa è una donna sensuale che, attraverso situazione divertenti, vuole raggirare il conte, anche per uscire dalla routine quotidiana. Ma in passato ho recitato in ruoli anche drammatici e forse precursori rispetto a quanto oggi è usuale”.
A cosa ti riferisci?
“Ne ‘La Nuova squadra’, ad esempio, ero la moglie di un boss che finisce tragicamente. Un ruolo che porto nel cuore e che ha fatto abbastanza scalpore. Corrompevo, infatti, Pietro Taricone che interpretava un agente di polizia. Oggi questi sono ruoli piuttosto usuali, ma, solo una decina di anni fa, non era semplice pensare di essere una donna del malaffare”.
Sempre per una fiction hai lavorato anche in “Un Posto al Sole”.
“Anche in questo caso ho interpretato un ruolo difficile. Quello di una ragazza che subisce grossi traumi psicologici. Ho quindi alternato ruoli comici ad altri impegnati senza, però, avere una preferenza ben definita. Riesco ad immedesimarmi in entrambe i ruoli.
Sono molto legata anche al lavoro fatto con la regia di Stefano Sollima, ‘Ho sposato un calciatore (2005)’, che mi ha permesso di avere una continuità televisiva e raggiungere un buon riscontro da parte del pubblico.”
Oltre che con Montesano hai lavorato con altri “mostri sacri”.
“Si, non posso non citare quello che è stato il mio vero padre artistico: Vincenzo Salemme. Con lui, in ‘L’astice al veleno’, abbiamo fatto oltre 250 repliche. Mi sono trovata benissimo, in pratica tutto è partito da qui. Ma ho lavorato molto bene anche con Lillo e Greg. Siamo andati in scena persino il giorno prima del mio matrimonio (23 dicembre 2017 ndr). Un grande impegno, ma con tante soddisfazioni”.
Sei fresca sposa. Tuo marito, Vittorio Ciancio, è stato anche l’autore del testo di una tua canzone.
“è stato un lavoro costruito insieme, una vera dichiarazione di amore. Abbiamo girato il video di Eclissi in un luogo splendido, tra mare e scogli, come Cala di Mitigliano. Un ricordo indelebile. In passato avevo già girato un video, nella vomerese Via Scarlatti, la canzone era ‘Una terra che tace’.”.
Ora vivi quasi stabilmente a Roma.
“Torno a Napoli tutte le settimane. Mi mancano le passeggiate a via Scarlatti e via Luca Giordano, ma sono costretta a restare a dormire a Roma. Il Conte Tacchia, infatti, è in programma al Teatro Sistina fino al 25 marzo. Ma appena posso torno a casa”.
Hai collaborato con Michele Caputo per Komikamente, anche nel teatro Zona Vomero. Uno spettacolo per cabarettisti emergenti.
“è stata una bella esperienza, abbiamo creato un bel gruppo. Siamo riusciti a realizzare anche un lavoro divertente: ‘Come sopravvivere ai lavori in casa’ che abbiamo portato anche a Roma, al Testaccio, facendo il sold out.”
Pochi giorni fa invece ti abbiamo visto con i The Jackal, reduci dal successo post sanremese.
“Li ho corteggiati a lungo. Trovo siano bravissimi e si sono creati da soli. Mi hanno contattata a settembre per girare una puntata del “Dottor Fabio” che è stata pubblicata nel periodo di San Valentino. Era un divertente paradosso di coppia. Sono una fucina di idee e un esempio di intraprendenza. Chissà che non nascano altre collaborazioni. Ora torno a lavorare (sorride), devo andare ad incastrare il Conte Tacchia”.
Giuseppe Porcelli
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