IL VOMERO NON DIMENTICA I SUOI EROI
Un vomerese non troppo distratto, girando per il quartiere, noterà la presenza di numerose lapidi incastonate nelle pietre, nei muri, oppure sulle facciate degli edifici, che raccontano pezzi di storia. Inserite nel tessuto urbano, apposte dal comune anche in secoli remoti, hanno lo scopo di tutelare la memoria storica di persone o avvenimenti che hanno segnato la nostra storia locale. Una lapide all’ingresso della Certosa di San Martino ricorda una grande rivolta popolare scoppiata a Napoli contro l’entrata del Tribunale dell’Inquisizione. Era il 1547, quando popolani, nobili e borghesia si unirono per combattere insieme il malgoverno spagnolo. Nell’epigrafe si legge: “nelle tre oneste giornate del Luglio MDXLVII, laceri, male armati, e soli d’Italia francamente pugnando nelle vie, dalle case contro le migliori armate d’Europa tennero da sé lontano l’obbrobrio della Inquisizione Spagnola, imposta da un Imperatore fiammingo e da un papa italiano e provarono anche che il servaggio è male volontario di popolo ed è colpa dei servi più che dé padroni”. I napoletani, da soli e male armati, lottarono contro lo strapotere della chiesa e del governo vicereale spagnolo di Pietro di Toledo, i quali, per meglio controllare e contenere le velleità di nobili e popolani, sollecitavano l’entrata in Napoli del Tribunale dell’Inquisizione; un organo repressivo che autorizzava chiesa e governo a confiscare i beni dell’accusato fino alla sua condanna a morte. Le lapidi sono i simboli stessi dello Stato che intende tutelare la sua Storia, trasformando il ricordo di ogni sacrificio compiuto in nome della libertà, in un sentire condiviso. Un’altra lapide, stavolta sulla facciata del liceo Pansini, ricorda il giovane Adolfo Pansini, eroe caduto nel corso delle Quattro Giornate di Napoli nel 1943, sotto i colpi della violenza nazifascista, un’altra, ancora, sulla facciata della scuola elementare Vanvitelli ricorda i nomi dei caduti per la patria, nati e vissuti al Vomero. Giovani vite che si sono immolate sull’altare della patria per garantire una società più giusta. Sotto ogni lapide, spesso, vi si trova un piccolo vaso, in cui la pietà dei familiari, della popolazione oppure delle associazioni, depone qualche fiore o in segno di riconoscenza.
Ersilia Di Palo
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