Il Vomero invaso dai graffiti
Che si tratti di espressione artistica, di esternazioni amorose o simboli di appartenenza ad un movimento politico, i graffiti oltre ad imbrattare le mura del quartiere, sono a tutti gli effetti un reato penale. Infatti, secondo quanto stabilito nell’art. 639 del Codice Penale, deturpare o imbrattare cose mobili o immobili altrui è punito, a querela della persona offesa, con sanzioni che possono giungere fino a 103 euro. La pena aumenta se “il fatto è commesso su cose di interesse storico o artistico ovunque siano ubicate o su immobili compresi nel perimetro dei centri storici”. In questo caso la pena stabilita è, nel peggiore dei casi, la reclusione, oppure una multa che può arrivare fino a 1.032 euro, più il risarcimento del danno e quindi il pagamento delle spese di ripristino della parete imbrattata.
Nonostante la legge sia molto chiara circa le conseguenze da pagare a fronte di questo genere di atti vandalici, il fenomeno dei murales nella quinta Municipalità è decisamente in crescita, tanto da conferire ad alcune vie del quartiere un aspetto tipico del degrado di altre zone di periferia. Alla furia “creativa” dei graffitari sembra non sfuggire niente.
Monumenti, mura di palazzi storici, strutture pubbliche come ad esempio il Collana, si sono trasformati in una moderna ed inconsueta carta da disegno. “Pittare”, così come viene definita questa pratica nel gergo dei writers, diventa un modo per imporre la propria presenza sul territorio.
Uno strumento di affermazione personale simbolo della totale caduta del senso civico e della percezione del bene pubblico.
Per contrastare questo genere di atti vandalici, si rende necessario un maggior controllo del territorio, non solo attraverso le forze dell’ordine e l’utilizzo delle tanto discusse telecamere di videosorveglianza, ma anche attraverso una serie mirata di iniziative da parte della municipalità, volte non solo alla tutela del territorio, ma anche all’assegnazione di spazi pubblici che permettano la libera espressione attraverso i graffiti.
Mirko Galante
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