Il sindaco, le luci della ribalta e le luci rosse
di Roberta Santoro
Napoli e la prostituzione. Il lavoro più antico del mondo sembra abbia incrementato la sua attività sul suolo partenopeo, anche grazie a piccole (o grandi) falle nel sistema. Oggi sono le istituzioni a colmare queste lacune grazie ad una “liberalizzazione della professione”. Questa l’idea di Luigi De Magistris che ha suscitato polemiche tra i suoi stessi colleghi politici, ma anche nella casta religiosa. Napoli come una piccola Amsterdam in fase sperimentale e l’opinione pubblica si divide. Ci sono coloro che, pur di circoscrivere il fenomeno, appoggerebbero il progetto del primo cittadino; e poi esiste una parte, volta all’eccessivo perbenismo, che boccia a priori il quartiere a luci rosse. Certo è che molti si sono lamentati del fatto che ci sono ben altre emergenze a Napoli, altre necessità per questa città che non ha sbocchi lavorativi e non offre futuro per i giovani. Ma queste rientrano in quelle manifestazioni quotidiane di insoddisfazione tipiche del cittadino italiano secondo cui, di qualsiasi cosa si parli, tutto è riconducibile alla crisi e alla mancanza di lavoro. Tornando al progetto delle case chiuse – il quale andrà analizzato, in ogni caso, sotto una luce estremamente laica – si è parlato di Barra come luogo su cui porre la prima pietra di quest’area riservata alle professioniste dei desideri sessuali del “pubblico campano”. Chissà quanto ci sarà di concreto in tutto questo gran parlare di “riduzione della criminalità organizzata”, o se sia stato – come ha polemizzato il cardinale Sepe al sindaco De Magistris – solo un modo per alzare un polverone e far parlare di sé nei giornali e nelle televisioni.
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