Il presepe di S. Martino. Un appuntamento del Natale vomerese
di Mimmo Piscopo
Con l’approssimarsi della magica atmosfera natalizia, un imperscrutabile alone coinvolge tutti, particolarmente i napoletani che avvertono con notevole anticipo il Natale, preparando il presepe sin dai primi giorni autunnali. La realizzazione si svolge con molta calma affinché i pezzi che compongono il presepe vengano opportunamente collocati, come rito religioso, in tutte le case, da tutti i componenti familiari nonostante l’allettante ma non suggestivo albero di Natale. Napoli è il presepe! S.Gregorio Armeno è il tempio, dove, con presepi di ogni fattura e dimensione, i valenti artigiani-artisti, inducono anche a costruire presepi familiari, offrendo pastori di creta dipinta, di diverse dimensioni, sughero, legno e quant’altro occorre per celebrare con nostalgico affetto questo antico rito. Quasi tutte le chiese compongono questo prodotto mistico-pagano la cui storia si perde nei secoli (sin dal 1025-1223). Alcuni in altrettanti luoghi storici come la Reggia di Caserta, la Reggia di Capodimonte, il Palazzo Reale di Napoli, quando il re Carlo III di Borbone si coinvolse appassionatamente a costruirne personalmente di ricchi e preziosi, avvalendosi dell’opera di esimi maestri per la realizzazione di paesaggi e pastori, come Bottiglieri, Celano, Sammartino, Vaccaro, Mosca, Piscopo, De Luca, Schettino, Celebrano, tanto da attrarre la meraviglia di personaggi del Gran Tour del ‘700 e del ‘800 come Goethe, Stendhal, Dumas. Il colle di S. Martino, nella Certosa, ospita il Museo Nazionale, dove, esposto, tra l’altro, anche al di fuori del periodo natalizio, in permanenza, il Presepe Cuciniello, la cui descrizione non rende giustizia se non lo si visita con religiosa partecipazione. Donato da Michele Cuciniello nel 1877, architetto e scenografo, il presepe è impreziosito con 400 pastori abbigliati da preziosi broccati , sete, damaschi, velluti, e con centinaia di animali e una enorme quantità di oggetti , vasellame e suppellettili. La prospettiva scenografica è particolare, gli accorgimenti tecnici rendono l’alba, il giorno, il tramonto e la notte in una coinvolgente atmosfera, insieme al paesaggio ed ai pastori di dimensioni diverse al variare della distanza in cui sono posizionati rispetto allo spettatore. Una finta caverna di pietre vulcaniche, detto “scoglio” è composto da elementi rustico-montanari, con il classico ruscello di “eduardiana” memoria, che si accorda con il gruppo centrale “l’Annunzio, capanna con la sacra Famiglia”( ma nella fattispecie la Divina Nascita è posta sotto colonne di rovine ioniche) da elementi adoranti di multicolori ed affollati soggetti e Mori orientali riccamente abbigliati, con armenti, animali, oggetti preziosi, confinanti a destra con la Taverna, gruppo prettamente napoletano, osteria, cantina, stalla, terrazzino con lavandaia, donne, ed una miriade di elementi popolani. Ciò che stupisce è la quantità di cibarie, frutta, verdure, carni, insaccati, cacciagione, pesci costruiti dai più valenti artisti dell’epoca, prima menzionati, come per esorcizzare l’atavica fame di un popolo che appare in gaio distacco. Bellissimi e da vedere sono, anche, il ricco presepe Ricciardi, altri di generose donazioni, un presepe in maiolica in apposite vetrine, in argento e corallo e quello minuscolo in due metà d’uovo, dono ottocentesco di ergastolani di Procida.
Una divertente nota:
Era di norma usare per la costruzione presepiale colla di pesce dal poco olezzante “profumo” ma volendo per ovviare si usava l’impasto di colla di farina che però per la sua allettante composizione mangereccia offriva invitante cibo ai topi che per rimediare fu mischiata a verde rame dagli immaginabili risultati.
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