Il potere di Giovanna I d’Angiò
La prima donna al potere nel Regno di Napoli : Giovanna I d’Angiò, una regina dolorosa, osteggiata e calunniata, non perché regina ma in quanto donna.
Il potere è sempre stato monopolio esclusivo degli uomini, poche donne nel corso della storia sono riuscite a conquistarlo. La stessa legge Salica escludeva le donne dal diritto di successione al trono, tranne che in Inghilterra, dove nel corso dei secoli diverse regine si sono alternate al potere. Carlo I d’Angiò, conquistatore del regno di Napoli, provvide perché si derogasse a tale legge. Tale decisione, mentre assumeva un significato di estrema evoluzione della casa Angioina, apriva una grossa anomalia nel medioevo, dove le donne, considerate esseri inferiori, subordinate all’autorità maschile, erano riconosciute solo nel ruolo della procreazione e della cura della prole e della famiglia.
Roberto D’Angiò detto il Saggio, essendogli premorto il figlio Carlo, si giovò di questo diritto, destinando sua nipote Giovanna come legittima erede.. Il 16 gennaio 1343, morto Roberto D’Angiò, Giovanna cinse la corona del regno di Napoli, di Gerusalemme e Sicilia, entrando nella storia come prima regina per diritto ereditario. Considerazioni di chiara matrice maschilista apparvero subito nei versi di poeti e rimatori del tempo. Il fiorentino Giannozzo Sacchetti così apostrofò la regina in una sua canzone :”Giovanna femminella e non reina”. Come pure nei versi del poeta Fazio degli Uberti: ”non v’è re, ma reina….. molto gentil, ma non sa della spada”. Anche nei secoli successivi, illustri storici non risparmiarono giudizi di inequivocabile spirito antifemminista. Francesco Guicciardini nella sua “Storia d’Italia” ebbe a scrivere :“Per la morte di Roberto D’Angiò, succeduta Giovanna I …cominciò presto ad essere dispregiata, non meno per l’infamia dei costumi che per l’imbecillità (debolezza)del sesso, l’autorità della nuova regina”. Nessuno avrebbe amato in lei la donna se non prima il suo potere. Il regno di Giovanna I fu scandito da trame e rivalse di parenti che ritenevano essere stati usurpati del diritto di successione al trono. Osteggiata, calunniata come donna, Giovanna scriveva al papa Urbano V:“ Mi dolgo di una cosa sola che non sia piaciuto al creatore farmi uomo”… Ebbe quattro mariti, i cugini Andrea d’Ungheria e Luigi di Taranto, interessati ad estrometterla dal potere, e poi il bellissimo Giacomo IV di Maiorca, che presto si rivelò essere affetto da una grave forma di pazzia, ed infine, il tedesco Ottone di Brunswick-Grubenhagen. Giovanna, donna inguaribilmente romantica, nell’ ostinata ricerca di trovare un marito devoto e appassionato, non legato a logiche di interessi politici e di governo, ebbe nella sua vita molti amanti. Amanti che crebbero a dismisura nelle leggende popolari, dove si racconta di scenari insoliti e peccaminosi, di amanti destinati tutti a morire atrocemente dopo un amplesso e dove la vita e il dramma della sovrana entrano in confusione con la vita di Giovanna II di Durazzo, sua nipote. Giovanna è passata alla storia come donna lussuriosa e bellissima , insaziabile mangiatrice di uomini e alla perenne ricerca del piacere. Eppure non ebbe un giorno di pace, accusata dell’assassinio del primo marito, Andrea d’Ungheria, fu sottoposta ad un lungo processo presso la corte papale di Avignone. Il papa Clemente VI sentenziò che: ” il regicidio non era avvenuto per corrotta intenzione o volontà della regina, ma per forza di malie e fatture che gli erano state fatte”.. Mortificata nei suoi sentimenti più nobili, nell’affetto dei propri figli, strappati da un avverso destino o da ragioni politiche, rimasta senza eredi, Giovanna riversò il suo amore di madre sul nipote Carlo, quel bimbo che aveva allevato come un figliolo, e che si rilevò presto suo carnefice, ponendo fine, per soffocamento, alla sua vita nel castello di Muro Lucano. Napoli rivide la peccatrice regina morta. Il suo cadavere fu esposto nella chiesa di Santa Chiara tra l’incredulità del popolo napoletano, che non riconosceva in quelle spoglie la propria sovrana. Secondo alcuni cronisti del tempo il corpo della scomunicata regina fu sepolto “ neque sepulcri honore….et ignoto loco”. Si racconta anche che i frati francescani, mossi da pietà, avessero inumati i resti mortali nell’ossario comune, sotto il pavimento della chiesa, dove ancora oggi potrebbero giacere, nascosti da una pietra tombale.. Dopo 39 anni di regno, finiva così la storia di una grande regina, tanto amata dal popolo napoletano quanto osteggiata da un giudizio maschilista, che per molti secoli ha offuscato la sua arte nel governare. Secondo una leggenda, ogni anno, nel giorno dell’anniversario della sua morte, avvenuta il 27 luglio del 1382, il fantasma della regina Giovanna I si aggira lungo i viali del Chiostro di Santa Chiara, con il capo chino, inquieta, singhiozzando e con un volto terrificante, in collera per coloro che l’hanno brutalmente uccisa.
Ersilia Di Palo
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