Il ponte lasciato a metà
di Giuseppe Farese
In una stagione profondamente segnata da recessione e crisi economica, con un debito pubblico giunto ormai alle stelle, i tagli alla spesa sono in cima alla lista dell’agenda di governo. Anche nell’opinione pubblica si registra un crescente malcontento che sfocia, inevitabilmente, nella richiesta di dimagrimento burocratico ed economico della macchina statale. Si accendono, così, quotidianamente i fari su alcuni capitoli di spesa divenuti troppo onerosi per la gestione dell’apparato statale: la scure dei tagli spazia dai costi della politica agli immensi sprechi che alcuni carrozzoni pubblici continuano a perpetrare ai danni del bilancio dello Stato. Se in alcuni casi è ancora possibile porre freno ad una spesa fuori controllo, in altri, invece, fiumi di soldi pubblici sono ormai irrimediabilmente andati in fumo. E’ il caso, quest’ultimo, delle tante opere pubbliche incompiute di cui il nostro Paese è disseminato: ospedali, scuole, aeroporti e strade, che hanno drenato, nel tempo, ingenti investimenti. Non c’è bisogno di andare lontano per trovare esempi di tutto ciò, basta raggiungere la ben nota via San Giacomo dei Capri, nel cuore dell’Arenella. Nella parte alta dell’importante arteria che collega via Pietro Castellino con il Rione Alto, è possibile imbattersi in un ponte incompiuto che, nelle intenzioni di chi lo progettò, avrebbe dovuto collegare via San Giacomo dei Capri a via Jannelli. Siamo a metà degli anni ottanta, nel 1985 per la precisione, e le esigenze di decongestionare il traffico nella zona collinare determinano la costruzione del ponte: l’espansione del Rione Alto, con la sua alta densità abitativa, contribuisce ad affogare nel traffico l’intera zona. Si cerca, in sostanza, di rendere più fluido il passaggio delle auto nella parte finale di Via San Giacomo dei Capri (la parte più stretta della strada dove insiste il borgo antico) e, al contempo, di creare un collegamento con Via Jannelli e quindi con l’ingresso della tangenziale. Lo svincolo della tangenziale della zona ospedaliera, infatti, vedrà la luce diversi anni dopo. Per la costruzione del ponte vengono stanziati ben ottocento milioni di vecchie lire, peccato che i lavori si interrompano bruscamente qualche anno dopo per il fallimento dell’azienda incaricata dei lavori e per le difficoltà, da parte del Comune, di portare a termine tutte le espropriazioni nella zona circostante. Quando mi reco sul posto per prendere visione della situazione, trovo uno spettacolo desolante: un ponte tristemente abbandonato che si incunea, nella parte finale, tra i palazzi ed è separato da via San Giacomo dei Capri da un muretto basso e da un pericoloso strapiombo. Siamo all’altezza del civico 82, laddove sono presenti ancora insediamenti del vecchio borgo e la strada si restringe sensibilmente. I residenti che incontro in zona guardano al ponte con sfiducia e impotenza: “Negli anni – racconta Gerolamo Casertano – si sono succedute petizioni e raccolte di firme da parte di noi cittadini per chiederne la riapertura o l’abbattimento. Ma, come può ben vedere, niente è cambiato”. Già, dopo quasi trenta anni sembra di essere tornati al punto di partenza con la zona collinare stretta ancora nella morsa del traffico delle auto. “Capita spesso – osserva amaramente Alfredo Ruta – di vedere ambulanze e altri mezzi di soccorso che rimangono bloccati nella parte alta di via San Giacomo dei Capri. E allora fa ancora più rabbia pensare ai tanti soldi pubblici spesi per questo ponte che avrebbe dovuto rendere più agevole il flusso di traffico verso la zona ospedaliera”. Qualcuno, come Carmine Meraviglia, ricorda invece la scarsa informazione che ci fu all’epoca dell’interruzione dei lavori “Si parlò di difetti di staticità dovuti all’uso di materiali non adatti, di problemi di pendenza o addirittura di forti opposizioni di alcuni condomini nel consentire il passaggio del ponte nelle adiacenze dei palazzi. Anche oggi si rincorrono voci diverse sulla nuova destinazione della struttura, negli ultimi tempi si vocifera insistentemente della realizzazione di un parcheggio”. Quando ridiscendo via San Giacomo dei Capri per andar via, ho la netta impressione che la questione del ponte venga ormai considerata irrisolvibile. “Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine e quasi non ci facciamo più caso al ponte – spiega Antonella Callone -. Le abbiamo tentate tutte, abbiamo interpellato anche “Striscia la notizia” ma come vede non abbiamo ottenuto nessun risultato concreto”. Spetterà ora alle istituzioni, dopo anni di silenzio e inerzia, offrire risposte e soluzioni alla comunità di via San Giacomo dei Capri.
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